sabato 2 agosto 2014

Ed ecco a voi il santissimo extra signore... e signore ^^" U.U

ED ECCO A VOI IL TANTO ATTESO EXTRAAA!!!!!!!

Clikkami X visualizzare l'EXTRAAAA!!!!!!!!!!!

Se volete dire qualcosa sull'Extra potete farlo con un commento del cappy 43 (^^") oppure qua sotto, nel blog.
Questa è solo la prima parte ma ce ne saranno altre 2 per la vostra "Grandissima Gioia" XD
Percioooo boh... non so' che altro dire raga anche perchè sono mezza cotta dal sonno =.=
Un grandissimo kiss dalla vostra ormai ossessiva Katy!!! X3
P.S
Scusatemi la qualità... ^^"

sabato 26 luglio 2014

Illusions...

Queste sono state le melodie che mi hanno accompagnata nella scrittura…

Click!

Click!
 

Click! 

Illusioni…
Mi sommergono il cuore e lo riempiono, lo arpionano con dolorose speranze…
Perché mi devo fare male da sola?
Perché?
Ma nemmeno io riesco a darmi una risposta…
Un sentimento crudele e meraviglioso mi tiene stretta. Mentre la mente mi guarda e ride della mia ingenuità.
Dell'ingenuità del mio cuore corroso da qualcosa che non conosco… ma che mi distrugge, mi crea, mi divora, mi completa, mi brucia e mi accarezza.
Chi sei tu? Chiede la mente al cuore.
Sei gioia? No… non puoi essere gioia.
Non sei paura, perché la paura la conosco, so come può avvolgerti con le sue braccia scheletriche e fredde, il buio che ti oscura la mente e non ti fa più avere il dono della ragione.
Non sei dolore.
Ma qui il cuore protesta.
Sei anche dolore?
Sì… sei anche dolore, lo sento.
Però non sei… di certo non sei affetto.
Anche, mi sussurra il cuore.
E non sei bisogno.
Anche…
E soprattutto.
« Cosa provi Raf? » mi dici, nei tuoi occhi c'è il delirio… e così tanti pensieri attraversano quelle iridi…
Così tanti che alla fine non riesco ad afferrarne nemmeno uno.
Cosa provo?
È una domanda difficile, la mente non è abbastanza lucida per rispondere razionalmente, sento che il cuore la sta annebbiando trascinandola in un vortice da cui non ero del tutto sicura di poter risalire.
« Io… io provo qualcosa per te… » sussurro perché è l'unica risposta certa che posso darti senza mentirti.
Non ci riesco a farlo… e non perché sono un'angelo.
Non riesco… non posso mentire a te.
I tuoi occhi mi disarmano, mi mettono a disagio mandandomi in confusione.
« Qualcosa non è abbastanza Raf… » insisti, gli occhi feriti dal dolore che le mie parole ti hanno provocato.
Ti avvicini ma io mi ritraggo, un tuo passo avanti equivale a un mio passo indietro finché non cozzo le spalle contro un muro e lì non ho via di scampo.
Vorrei gridare.
Contro te, contro il mondo e contro il Veto.
Vorrei gridare ti fermarti… di continuare…
E alla fine quel nome arrivò…
Il cuore l'ha sussurrato alla mia mente, ormai rassegnata.
Tre parole mi rimbalzano in testa.
Parole che inseguiamo per tutta la vita.
Che sogniamo di pronunciare ma che quando arrivano dobbiamo trovare il coraggio per esprimerle.
Che battezziamo quando finalmente incontriamo la persona che riesce a farle nascere nel nostro cuore, nella nostra mente, nel nostro corpo e nella nostra anima.
Io ti amo…
Le mie labbra si socchiudono, i polmoni prendono fiato per dire quello che… da quando ho visto per la prima volta il tuo volto, i tuoi occhi, la tua anima… bramavano di pronunciare.
Ferma! 

Grida, implora, prega, supplica una voce nella mia testa.
Il grido mi si diffonde nell'anima lasciandomi paralizzata. Le labbra si richiusero, i pugni si strinsero, gli occhi si spalancarono e la paura prese il sopravvento.
Lui è solo un illusione Raf.
Lo Stage finirà e tu sarai solo un ricordo, un sogno che non varrà la pena di essere ricordato, sibila la voce iniettando veleno nel mio cuore.
Lui è solo un illusione, non è reale… tutto questo non è reale! E a che cosa vale la pena di commettere un sacrilegio… di provare qualcosa di così bello se poi lo dovevo lasciare?
« Tu non sei reale… tutto questo non ne vale la pena… mi dimenticherai. Mi dimenticherai e il mio cuore morirà…» mormoro, ma più che dirlo a lui lo sto dicendo al mio cuore… ai miei sentimenti così ciechi.
Il battito accelera come a voler contraddirmi.
Una scossa mi vibra sulla pelle fino a farla bruciare in un fuoco lento.
Mi ha stretto le dita delicatamente attorno al polso e, lentamente, la avvicina al suo viso poggiandola sullo zigomo con estrema delicatezza.
La mia pelle brucia a contatto con la sua ma a lui non strappa nemmeno una smorfia.
I suoi occhi scrutano i miei, sfidandomi, implorandomi, contraddicendomi.
Quante volte l’ho desiderato, e ora sento il calore della sua pelle sotto le mie dita.
Libera dalla sua presa, la mia mano, iniziò a muoversi quasi involontariamente, incantata scivola lungo il suo viso, sulle palpebre chiuse, nell’incavo della guancia, sul naso, fino ad arrivare alle labbra, perfette e socchiuse.
Lacrime.
Scivolano via dagli occhi per andare ad affondare il cuore. Ogni lacrima mi lacera dentro ma non riesco a smettere…
Ogni lacrima mi colpisce il cuore, intensificando il dolore, stringendomi in una morsa di disperazione e abbandono.
Chi sarò io per te?
Chi sarò io per te quando avremo superato lo Stage?
Mi avvicino a te ma tu sei confuso. Le mie parole ti hanno creato una tempesta dentro, lo so.
Provi anche tu la mia stessa illusione, quel sentimento così distruttivo?
No… i tuoi occhi sono dolci, la tua mente vuole ignorare il Veto, le difficoltà, le paure, le delusioni…
Ti rivedo che ridi, mi sfiori, mi tocchi.
Le nostre dita si cercano mosse da un bisogno che non abbiamo mai saputo controllare, i respiri si confondono, si rubano a vicenda. I miei occhi cercano i tuoi adesso, la tua anima, il tuo cuore…
Cercando di vedere il riflesso dei miei sentimenti dentro di te.
E proprio quando sto per allontanarmi per spezzare quel contatto, il tuo viso si avvicina al mio e le nostre labbra si sfiorano.
Il cuore ha un sussulto talmente forte che quasi pensai di morire, gli occhi si chiusero, le mie mani ti cercarono stringendoti.
Il tempo scompare.
Le sue labbra che si muovono dolcemente sulle mie divennero il mio mondo mentre cerco di non essere travolta dalle emozioni che velocissime mi turbinano dentro…
Il tuo bacio si fa meno incerto, la tua bocca esplora, le tue mani mi accarezzano la pelle facendola bruciare.
Mi baci come se fossi un assetato e io fossi l'acqua, mi baci come se il mondo stesse per finire e un po' credevo che fosse realmente così…
Mi sento crollare.
Ti attirò contro di me e affondo il viso nel collo. Le mie lacrime sono roventi contro la tua pelle e sulle mie guance. Un eco del tuo tocco, il tuo profumo nella mia anima..
Premo le labbra contro la vena che ti pulsa alla base del collo, il fiore della tua vita.
« Ti amo… » ti sussurro e mi sorpresi della verità di quelle parole.
« Ti amo… » ripetei arresa, gli occhi fuggono per andare a rifugiarsi al suolo quando cerchi di guardarmi, le tristezza mi invade il petto.
« Ma il tuo tono è triste Angelo… che cosa significa? »
Cosa significa?
Me lo chiedo anch'io…
Supplico al mio cuore di darmi delle risposte e una parola mi colpisce con la potenza di un tuono che nasce dalla terra e prende con violenza le nuvole.
Addio.
È questo che significa… lo so', ne sono certa.
Perché chi sarò io fra qualche secolo per te dopo questo momento?
Una volta che torneremo indietro noi non ci vedremo più… ci divideranno e forse noi stessi non vorremmo più incontrarci.
Le labbra mi formicolano ancora per quel contatto prolungato.
« Addio… » dico con un sorriso amaro.
« Significa addio… » le lacrime ricominciano a solcarmi le guance con prepotenza « … questo significa. » i singhiozzi mi spezzano la voce.
« Perché tu non ci potrai mai essere per me… e lo sai! » volevo urlare ma riuscii solo a sussurrare.
« Non puoi evitarmi per sempre Raf. » mi dici tu, la tua voce sommessa mi regalò un brivido.
« Invece sì… i prof ci divideranno, mi obbligheranno a dimenticarti…  » sussurro allontanandomi da lui.
« Non puoi. » mormora lui, un mio passo indietro un suo passo avanti.
« Sì, ce la farò. » ribatto passandomi la manica del maglione sulle guance.
Cerchi di avvicinarti ma io non te lo permetto.
La terra trema… o sono io a tremare?
« Sarò io a non farcela. » sussurri e implori… proprio tu che eri così freddo e distaccato, così distante e diverso, così uguale e opposto.
Avanti… indietro,  il ritmo è implacabile.
« Lasciami andare. » lo supplico.
Ombre dense e lucide ci sorprendono, ci avvolgono, ci rinchiudono. Il cielo ormai non esiste più.
« Lasciami andare. » ripeto, il cuore che crolla sotto i colpi delle mie stesse parole.
Altre lacrime di dolore mi scivolano sulle guance, lacrime che spero non ricorderà quando ci divideranno.
« Fermati… » mi prega.
Anche il pavimento ora inizia a scomparire, sotto le vibrazioni del nostro bacio.
« Ti amo. » ammetto di nuovo, indifesa.
« Smettila di dirmi addio… »
« Non ci riesco! » i singhiozzi mi spezzano, mi lacerano il petto.
E le ombre ci dividono, ci circondano.
« Ti riconoscerò, quando ti rivedrò! » grida tra lacrime e il dolore.
Muore anche l’ultima luce attorno a noi.
« No, non lo farai, lo so. E nemmeno io… »
« Ti troverò, te lo prometto. »
« Stai piangendo… » sussurro.
Quelle lacrime così sbagliate, così proibite…
Le fronde degli alberi in lontananza sembrano spezzarsi sotto la forza del vento. Le stelle scompaiono lasciandoci al buio… senza nemmeno una speranza ad illuminarci.
Finisce la danza, finisce la notte e finisce l'illusione…
Ti avvicini e mi stringi ed io non faccio nulla per fermarti.
Ci stringiamo quasi non volessimo più separarci, i nostri volti bagnati dalle stesse lacrime.
« Ricordati di me… » mi dici tu.
« Lo sai che lo farò… »
Le tue mani, il tuo viso bruciano sulla mia pelle quando li affondi tra i miei capelli. E ti sento inspirare, cercando di imprimere nella tua mente il mio profumo. So che è così perché anch'io sto facendo lo stesso.
« Ma tu non lo farai, lo so, è nella tua natura… » aggiungo tristemente, la bocca che si rifiuta di pronunciare quelle parole.
Mi stacco dolcemente da te e ti guardo negli occhi.
Quegli occhi così profondi… che sono stati in grado di scoprire e lasciarti guardare la mia anima per la prima volta in tutta la mia esistenza.
« Perché io sarò il viso che in mezzo agli altri, non riconoscerai. »
Piango e piange anche lui.
« Perché io sarò la voce che griderà il tuo nome e che tu non sentirai… »
Lacrime dolorose.
« Sarò gli occhi che non incrocerai mai o che non saprai riconoscere in mezzo alla strada. »
Con delicatezza passo una mano sul tuo zigomo, la pelle che brucia e pizzica mentre ti asciugo delle lacrime che non verserai più quando tutto sarà finito.
« Sarò la mano che, disperata, si tenderà verso di te senza mai riuscire a strapparti una carezza. »
Stringo la tua mano, per l’ultima volta, la stringo alla mia e la porto al petto.
Lo senti ora il mio cuore?
Lo senti, amore?
Ricordati almeno di lui, perché stanotte lo porterai con te.
Adesso è la fine, è davvero la fine.
La fine del mondo, la fine di due cuori e la fine di un amore…
« Sarò forse un ricordo. »
Lui mi guarda negli occhi mi scruta per l'ultima volta.
« E soprattutto… sarò il cuore che batterà per te. Anche se tu non lo ricorderai o non lo saprai mai, sarà lì con te.
Per sempre. »

The Game of Love and Sex

Who are they now?

AVVERTENZA STRAIMPORTANTE, NON IGNORATELA!
Sommario delle canzoni:
• The monster di Rihanna feat. Eminem
• Man down di Rihanna.
• Morning keep the streets empty for me dei Fever Ray
• Everybody wants the rule the world di Lorde
• Applause di Lady Gaga
A che cosa serve? Beh… lo scoprirete! XD



Mi appoggiai al muro, cercando di riprendere fiato.
Il petto si alzava e abbassava violentemente, il cuore mi pulsava con forza nel petto.
“ I'm friends with the monster. That's under my bed.” cantava Rihanna.
La mia anima sembrava voler uscire dal corpo, i muscoli piacevolmente doloranti ma rilassati, la pelle era tesa e imperlata di sudore fresco.
“ Get along with the voices inside of my head.”
La musica rimbombava dentro di me, scuotendo la mia anima e facendomi muovere il corpo quasi involontariamente.
“ You're trying to save me. Stop holding your breath. ”
Sentivo il mio respiro, spezzato e ansimante.
“ And you think i'm crazy! And you think i'm crazy! ”
Il mio sguardo vagava, cercando di riconoscere Uriè in mezzo a quelle pecore travestite da lupi, percorrevo la sala con gli occhi, tranquillamente. Una cinquantina di terreni si dimenavano e si spingevano a vicenda, ballando al ritmo della musica.
“ Well, that's no fair! ”
Avevo quasi rinunciato a trovarla, in mezzo a quel pandemonio, quando il mio cuore si fermò.
Completamente zittito.
Sentivo solo il battito della musica nella cassa toracica.
La luce della luna filtrava dalle leggere tende bianche e nere che incorniciavano i finestroni che componevano la parete. Uno era aperto e appoggiato al bordo, contro una colonna di marmo, c'era il corpo snello e atletico, la luce della luna impreziosiva il colore degli zigomi alti e le labbra… di Sulfus.
Kabalè non c'era e onestamente non mi interessava nemmeno dove fosse.
“ Well, that's no fair! ” ripeté Rihanna, finendo la canzone.
Sulfus mi fissava in un modo che mi fece quasi abbassare la testa, ma nessuno dei due distolse lo sguardo.
 Un fuoco si accese dentro di me, bruciando in un emozione unica… travolgente, inconfondibile.
« Raf! » mi chiamò una voce che conoscevo da una vita, ma non volevo interrompere quel contatto, quell'emozione che si era creata fra di noi.
« Raf ti ho cercato dappertutto! » disse Nathan ridendo, malfermo sulle gambe.
« Mi ero solo fermata un'attimo per riposare… » sussurrai, muovendo appena le labbra. La musica si era zittita e quindi mi permisi il lusso di parlare a bassa voce.
Sulfus si stava infilando una sigaretta fra le labbra, facendo brillare la punta di un brillante rosso-aranciato. Spostò lo sguardo su Nathan che si stava appoggiando al muro, incrociando una gamba sull'altra, di fianco a me.
Soffiò una nuvoletta di fumo dalla bocca, socchiudendola appena.
« Pronto! Che cosa guardi? » chiese Nathan, cercando di seguire il mio sguardo.
Io abbassai la testa, imbarazzata.
« N-niente! Ero… ero solo soprappensiero! » balbettai nervosamente, spingendolo un po' sul petto, cercando di attirare la sua attenzione su di me.
« Ahahah! Calma calma! » rise lui alzando le mani con aria innocente.
« Sono calma. » sbottai ricomponendomi. Un'altra musica aveva iniziato a vibrare nell'aria.
« Uriè sta dando i numeri perché non riesce a trovarti, dovresti andarla a cercare! » mi gridò per farsi sentire da sopra la musica sparata a manetta.
« Cos'è successo? » chiesi, allarmata.
Lui scosse la testa, passandosi una mano tra i folti capelli castano chiaro.
Non lo sapeva nemmeno lui.
Io annuii per fargli capire che avevo afferrato, lui mi sorrise in risposta e mi diede un buffetto sulla guancia. Fece per allontanarsi ma io lo artigliai per un braccio e mi avvicinai al suo orecchio, per farmi sentire.
« Dov'era l'ultima volta che l'hai vista? » dissi, alzando la voce di quel tanto che bastava.
« Era vicino ai finestroni, accanto al tavolo delle bibite in cucina! » rispose, biascicando.
Doveva aver bevuto… e neanche poco per di più.
« Non ti muovere di qui, io vado a cercarla. » dissi e gli diedi un bacio sulla guancia. Lui scosse la testa per schiarirsi le idee poi mi sorrise e annuì, unendosi ai Terreni che ballavano come degli assatanati.
“ Cause I didn't mean to hurt him. Coulda been sombadies son! ” cantavano in coro.
Questa casa era enorme, non sarebbe stato facile trovare la cucina.
Mi allontanai e percorsi la parete fatta di finestroni, per evitare di essere travolta.
“ And i took is heart when. I pulled up that gun. Rum pum pum pum, Rum pum pum pum. Man down! ”
Alla fine, attaccata alla parete, trovai una scala larghissima, bianca e nera come i tasti di un pianoforte. Salii e mi ritrovai davanti a due corridoi, uno con il pavimento di marmo bianco, luminosissimo e uno con un pavimento di ossidiana nera, illuminato solo da candele.
E adesso quale prendo?
Nero o bianco? Luce o ombra?
Già… una domanda che mi faccio da una vita intera da qui a questa parte.
Alzai leggermente il mento e feci forse la scelta più istintiva e stupida di tutta la mia vita, corsi nel corridoio d'ossidiana, i piedi mi facevano male a causa dei tacchi altissimi che Dolce e Uriè si erano ostinate a farmi mettere. Una decina di porte incominciarono a comparire qua e là, nessuna mi sembrava una cucina ma le aprii lo stesso socchiudendole leggermente per poi richiuderle con cautela.
Fino ad ora scoprii che ci sono circa quattro camere da letto, due piscine una normale e l'altra con l'idromassaggio, due bagni giganteschi e una stanza strapiena di tele, colori e dipinti in cui il colore prevalente era il nero.
“ Oh why? Oh why? Oh mama mama mama. I just shot a man down! In central station! ” finì la canzone.
La musica era così alta che si sentiva addirittura da qui.
Wow, erano già passati tre minuti?
Il corridoio finiva in un grandissimo terrazzo che dava su un precipizio, sentivo il suono cristallino delle onde infrangersi contro gli scogli quindi immaginai che sotto ci fosse il mare.
Mi avvicinai e mi sporsi sul parapetto alto fino alla vita, fatto di onice con filigrane dorate e impreziosito da gemme di ametista e rubino.
Era una sensazione stupenda…
Mi sembrava di essere sospesa in aria e allo stesso tempo toccassi il mare e la luna con le dita. Il vento mi accarezzava gentilmente i capelli sciolti sulla schiena, il peso dei nastri e delle gemme mi dava un po' fastidio ma non potevo togliermeli ora.
Avevo raccolto le ciocche davanti, compresa la ciocca rossa, in due treccine che partivano dalle tempie e si univano sulla nuca, lasciandoli poi liberi e ondulati, decorati con nastri neri e gemme di tutte le tonalità di blu e azzurro. Certo… neanche il vestito era comodo.
O meglio, era troppo leggero per tenermi al caldo.
Per creare il top avevo usato un foulard celeste che sui bordi diventava blu scuro, l'avevo avvolto intorno alla vita e avevo legato le due estremità dietro il collo, incrociandole prima, per coprirmi i seni. Sotto poi avevo dei pantaloncini formati da tanti strati di tessuto trasparente blu notte, come le estremità della mia sciarpa, e sopra all'altezza della vita erano cucite tre strisce vaporose di seta trasparente, nere con dei riflessi argentei intonate ai nastri che avevo tra i capelli, per ciascuna gamba. Ai piedi portavo dei tacchi con tanti cinturini blu notte con i ganci argentati, mi ero truccata con ombretto argentato, azzurro e blu, con un filo di matita nera, mascara e filigrane di glitter argentati che si estendevano fino alle tempie in intricati riccioli fantasiosi.

« Sei molto lontana dal tuo territorio, Angelo. » mormorò una voce dietro di me.
Sussultai spaventata e mi voltai di scatto.
Sulfus stava appoggiato al muretto, le mani in tasca e la testa lievemente inclinata. Gli occhi coperti da una ciocca morbida e ondulata di capelli corvini.
« P-perché? Siamo in forma terrena no? Non abbiamo “territori”. » balbettai presa alla sprovvista e francamente un po' offesa.
Lui non replicò, mi guardò e basta.
Mi sentivo a disagio, come se fossi nuda davanti a lui. Lui alla fine distolse lo sguardo e fissò la luna. Giù avevano messo un'altra canzone, però questa era più lenta e sensuale… intima. Un ritmo che pulsava nell'aria come il battito del mio cuore.
“ Memory comes when memory's old ” cantava una voce di donna. Ed io tradussi in simultanea “ I ricordi ritornano quando si è ormai vecchi. ”
 “ I am never the first to know. Io non sono mai la prima a sapere le cose.  ”
Mi avvicinai un po' a Sulfus e lui non mi degnò di un'occhiata.
“ Following the stream up North. Inseguendo la corrente, verso nord. ”
Appoggiai l'osso sacro sul muretto, in modo che dessi le spalle al mare, e alzai lo sguardo verso le stelle.
“ Where do people like us float? Dove fluttuano le persone come noi? ”
Già… dove vanno le persone come noi…?
Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalla canzone.
« There is room in my lap. » cantai bisbigliando. “ C'è spazio nel mio grembo. ”
« For bruises, assess, handclaps. » continuai sussurrando. Lasciando scivolare le parole sulla lingua. “ Per lividi, stime e applausi. ”  tradussi mentalmente.
« I will never disappear... » “ Non scomparirò mai. ”
« … for forever, I'll be here. » “ Per sempre sarò qui. ” dissi arrossendo leggermente quando realizzai il significato di quel che avevo detto.
« Whispering. » “ sussurrando ”  cantò debolmente lui, facendomi riaprire gli occhi istintivamente, ma ero troppo imbarazzata per guardarlo quindi abbassai la testa.
« Morning, keep the streets empty… for me. » “ Mattino, lascia le strade vuote per me. ” cantò con tono più deciso.
« Morning, keep the streets empty for me. » ripeté. Mi raddrizzai e alzai la testa.
Mi stava parlando…
Stava comunicando attraverso la musica.
« I'm laying down, eating snow. » “ Ho imparato a non mangiare la neve. ” risposi, guardandolo di sottecchi. Lui mi guardava  con un'espressione indecifrabile, un misto tra curiosità e dolore.
« My fur is hot, my tongue is cold. » “ Il mio pelo è caldo, la mia lingua è fredda. ” ma la vera traduzione era nei suoi occhi: fuori sono caldo, ma dentro ho il gelo.
« On a bed of spider web. » “ Su un letto di ragnatele. ” continuai arrossendo.
« I think of how to change myself. » “ Penso a come cambiare me stesso. ” una nota di dolore vibrò nella sua voce.
« A lot of hope in a one man tent. » “ C'è molta speranza nella tenda di un uomo. ” risposi girandomi.
« There's no room for innocence. » “ non c'è spazio per l'innocenza” scosse la testa lui.
« Take me home before the storm. » “ Allora portami a casa prima della tempesta. ” mi avvicinai e lo guardai negli occhi. In quegli occhi ocra e dorati come il miele.
« Velvet mites will keep us warm. » “ Gli acari vellutati ci terranno al caldo. ” lui sollevò la mano, indeciso e con una domanda negli occhi. Io lo fissai con curiosità ma non dissi e non feci nulla. Aveva iniziato lui. E adesso lui finiva.
« Whispering. » cantò e mi accarezzò la guancia con il dorso della mano, prendendo la scossa. Ma non era per via del Veto, no…
Questa era una scossa calda, che mi percorreva tutto il corpo e che si concentrava in fondo alla pancia, in uno sfarfallio caldo.
Chiamatela pazzia, ma riuscii a sentire il momento esatto in cui la nostra pelle entrò in contatto.
« Morning, keep the streets empty… for me. » sussurrai chiudendo gli occhi. Il mio stomaco era completamente chiuso ma il calore della sua pelle mi infondeva sicurezza.
« Morning, keep the streets empty… for me. » ripetei e lui si unì a me, con mia grande sorpresa, cantando insieme.
Fece scendere la mano sul mio collo, sulla spalla, lungo il braccio. Un suono pulsava nell'aria fredda della notte, Sulfus mi prese la mano e mi attirò a sé, ancorandomi al suo petto. Mi sfuggì un sospiro sorpreso e gli strinsi il braccio.
Lui mi fissava. Le labbra socchiuse, il respiro accelerato. Feci scorrere il palmo della mano lungo il braccio diafano poi sull'avambraccio pieno e muscoloso, esplorai con le dita  le sue spalle forti e decise per poi passare al collo. Era caldissimo, sentivo quasi il sangue che gli scorreva nelle vene, il cuore pulsava forte nell'arteria. Uguale al mio.
Mi stringeva la spalla, le nostre braccia erano unite. Lui mi guardò con una scintilla maliziosa negli occhi e, quando il pulsare ritmico della musica si fece più forte e più ritmica e ipnotica, lui fece un passo avanti così che i nostri corpi si trovassero divisi solo da pochi millimetri. Le mie mani scivolarono involontariamente sul suo petto, all'altezza del cuore e lui rise sommessamente vedendo la mia espressione confusa. Poi capii.
Voleva ballare? Bene, io ero pronta.
Con un sorriso lo spinsi via e mi allontanai di qualche passo, senza smettere di guardarlo, ora eravamo separati da due o tre metri.
Mi piegai leggermente, appoggiando le mani sulle ginocchia divaricate e lo studiai, la testa inclinata da un lato. Lui mi girò in torno, camminando lentamente, un piede dopo l'altro. Il suo sguardo assomigliava a quello di un cacciatore, o un predatore spietato.
Lo seguii con lo sguardo e quando completò un giro abbassai la testa, nascondendo il viso tra i capelli, e mossi il collo in modo circolare nel tornare eretta e ruotai i fianchi. Iniziai a camminare a ritmo, e ci girammo in torno in un cerchio che si accorciava sempre di più. I suoi occhi incatenarono i miei, i nostri sguardi assunsero la stessa espressione. Ora eravamo predatori che lottavano per non diventare le prede.
Nell'aria aleggiò il suono di un flauto e il ritmo aumentò. Ci avvicinammo, due passi avanti, poi uno indietro e adeguammo il passo al ritmo. La musica aumentò ancora , risuonando nel nostro cuore e nelle nostre anime. Poi tre passi avanti fino a ritrovarci occhi negli occhi, petto contro petto e continuammo a girarci intorno, senza mai  arrivare a toccarci veramente. Non ragionavo sui passi che dovevo fare ma ero totalmente concentrata sui movimenti del suo corpo. Ballavamo entrambi guidati dall'istinto. Finché il suono del flauto si fece più acuto e lì intrecciammo le mani, tenendole sospese.
“ Whispering… morning, keep the street empty… for me. ” cantava ancora una voce dolce e roca.
Lui si mise dietro di me, incrociandomi le braccia sotto al seno. Sentii il suo naso accarezzarmi la giugulare, il calore del suo respiro, in contrasto con l'aria gelida della notte, mi fece rabbrividire di piacere.
“ … morning keep the streets empty… for me. ”
Gemetti debolmente, il sangue che mi pulsava nelle orecchie, quando lui iniziò a baciarmi il collo. Mi lasciò i polsi e mi accarezzò i fianchi fino ad arrivare alla vita che mi strinse in modo possessivo e mi morse il lobo dell'orecchio.
« Uncover our heads and reveal our souls. » “ Scopri le nostre teste e rivela le nostre anime. ”
 Il calore del suo respiro mi stordì, costringendomi a chiudere gli occhi mentre sentivo le sue labbra muoversi lentamente sussurrando sulla mia pelle. Deglutii, mentre altre calde scosse mi percorrevano il corpo, fermandosi in mezzo alle gambe e stuzzicandomi i seni.
« We… we were hungry before we were born. » “ Eravamo affamati già prima di nascere. ” cantai debolmente.
Lo sentii sorridere sulla mia guancia. Stava vincendo lui e lo sapeva.
“ Uncover our heads and reveal our souls. ” ripeté la cantante.
“ We were hungry before we were born. ”
No… questa volta volevo essere io, volevo essere io la predatrice.
Mi girai e lo spinsi via, snodando lentamente le nostre braccia incrociate nell'allontanarmi.
“ Uncover our heads and reveal our souls. ”
Feci due passi indietro e iniziai a girargli intorno. Lui mi seguì con lo sguardo, gli occhi affamati, le labbra socchiuse e il respiro affannato.
“ We were hungry before we were born. ”
Continuammo a girarci intorno ognuno alla estremità opposta del cerchio, lui cercava di avvicinarsi, scattando di tanto intanto verso di me ma io non lo feci avvicinare e mi allontanavo subito.
La canzone finì e entrambi ci fermammo, io davanti al corridoio che mi aveva portata da lui e lui davanti al parapetto di onice, ametista e rubino. 

« Brava Angelo. » rise sommessamente lui.
Mi imbronciai.
« Maledetto. » borbottai e lui ghignò tristemente.
« Esatto… ma anche dannato o caduto se preferisci. Ma non avevi rotto con me, Angelo?» chiese abbassando un po' la testa e guardandomi con l'ombra di un sorriso sulle labbra.
Arrossii violentemente e pregai seriamente che lui non se ne accorgesse.
« Si rompe solo quando c'è qualcosa da rompere. » sbuffai. Lui si staccò dal muretto e mi venne più vicino, io non mi mossi ma rimasi in allerta.
« E tra noi non c'è niente. » concluse lui. Sì come no…
« Giusto? » chiese vedendo che non rispondevo.
« Certo… » risposi ma nella mia voce c'era una nota, anzi più di una nota, di indecisione.
Lui si sforzava di non sorridere e questo aumentava la mia confusione.
« Cosa c'è ? » chiesi.
E fece la cosa più inaspettata del mondo.
Scoppiò a ridere.
E di gusto anche… una risata che nasceva dalla pancia e si diffondeva in tutto il corpo, fino a raggiungere i suoi meravigliosi occhi dorati. Quelle risate erano rare, mi pare che io non l'abbia mai visto ridere così e ciò accentuò ancora di più il mio rossore.
« Ma insomma che vuoi !?! » sbottai di nuovo.
« Calma Angelo, non ti ho ancora detto niente! » protestò lui.
Mi misi le mani sui fianchi e mi imbronciai, abbassando la testa.
Insomma!
Lui sospirò e cercò la mia mano con la sua.
« Dai non tenermi il broncio… » la sua voce si era ammorbidita e io lo guardai sorpresa ma non alzai la testa, i suoi occhi si erano addolciti e uno sul volto aveva uno sguardo giocoso.
In effetti… questa situazione, da un certo punto di vista, era ironica. Un minuto fa stavamo ballando come due animali in calore e adesso stavamo a dire che non c'era niente fra noi, non mi sorprende che Sulfus si sia messo a ridere.
Un risolino scemo risalì pericolosamente nella mia gola e io mi tappai la bocca con la mano per non farla uscire. Lui trattenne un sorriso, temendo che mi offendessi ancora e allora non ce la feci più e scoppiai a ridere. Ci guardammo per un'attimo e scoppiò a ridere anche lui. Mi faceva male la pancia da quanto ridevo, appoggiai il viso al suo petto e risi più forte lui mi cinse le braccia con le sue. Sentivo il suo petto alzarsi e abbassarsi cercando aria.
« B…basta, n…non riesco… mi… » cercai di dire tra una risata e l'altra.
« Mi fa male… la pancia, non riesco a… resp… a respirare! » mi lamentai.
« E allora… allora smettila. » rise lui, ci guardammo e le risate si fecero ancora più forti.
« Io la smetto… se… se la smetti anche tu! » risi. I nostri petti si alzavano e si abbassavano violentemente.
Respirai a fondo per placare il dolore alla milza, coraggio Raf: respira, inspira, respira e inspira.
Lui mi imitò, dentro fuori dentro fuori dentro… ops.
All'improvviso il mondo cominciò a girare e la vista mi si appannò per poi sparire.
« Oddio che giramento! » sussurrai premendo il viso contro il suo petto.
« Tutto a posto Raf? » mi chiese accarezzandomi i capelli, stando attento ai nastri e alle pietre.
« Sì, sto bene… » mormorai sorridendo. Tirai su la testa, ma lui aveva un'espressione seria.
« Cosa stiamo facendo…? » sussurrò appoggiando la fronte sulla mia, impedendomi di vederlo bene in viso.
« E dai, non possiamo neanche ridere assieme ora? »
Lui sorrise.
« Io non mi lamento di certo. »
Non dissi niente, non mi mossi, non respirai nemmeno.
Sulfus aveva ragione…
Che cosa stavamo facendo?
Mi schiarii la voce e mi divincolai dal suo abbraccio, arrossii leggermente.
« Io devo… devo trovare Uriè. » sussurrai.
Lui annuì ma si avvicinò lo stesso.
Mi cinse la vita con le mani e accostò le labbra al mio orecchio.
« Ti devo parlare. » mi sussurrò.
Deglutii con le guance in fiamme e annuii.
« Però devo trovare Uriè… »
« Parlaci… e dopo ti trovo io… » mormorò lasciandomi andare.
Feci qualche passo indietro, guardandolo negli occhi e infine mi voltai.
Ripercorsi il corridoio d'ossidiana, a un certo punto in una delle camere risuonarono gemiti e il cigolio di un letto. Ma non arrossii neanche, mi sentivo a mio agio lì. Continuai a camminare finché non ritrovai la scala da cui ero venuta. Giù stava suonando un'altra canzone.
“ Welcome to your life. Benvenuta nella tua vita. ” cantava una voce graffiante.
Raggiunsi l'estremità del pavimento che divideva il pavimento d'ossidiana da quello di marmo bianco. Mi fermai, i piedi a un millimetro dalla linea di antracite.
Esitai e mi guardai alle spalle. Non volevo lasciare quel corridoio, mi ci ero trovata bene. E poi avevo l'impressione che se lo avessi fatto, avrei perso un pezzo di me. Una parte del mio cuore.
“ There’s no turning back. Non si torna indietro. ”  

Feci un respiro profondo e entrai controvoglia nel corridoio bianco.
E come nell'altro corridoio iniziai ad aprire e chiudere le porte finché non trovai la cucina, cioè una stanza divisa a metà da un bancone da bar e con frigo, mensole, cassetti con dentro ogni genere di utensili.
“ Even while we sleep. Anche quando dormiamo. ”
« Uriè… ? » chiamai.
« Raf! » strillò una voce dietro di me.
Mi girai spaventata e mi ritrovai avvolta da due braccia caffellatte e una nuvola di capelli ricci e marroni, un'odore di fiori di lillà e rugiada mi stuzzicò il naso.
“ We will find you. Noi vi troveremo. ”
Lei si scostò un po' e mi guardò, gli occhi color malva erano pieno di preoccupazione.
« Ma dov'eri ?!? Ti ho cercata dappertutto! » mi sgridò.
« Beh, è sempre così… quando ci si cerca non ci si trova mai. » sussurrai con le guance rosse a causa della bugia.
Che in realtà era una mezza verità perché io all'inizio la stavo veramente cercando mi avevano solo… ehm… intrattenuta ma non c'era bisogno che lei lo sapesse.
“ Acting on your best behaviour. Agendo in base al tuo miglior comportamento.
Turn your back on mother nature. Volta le spalle a madre natura.
Everybody wants to rule the world. Tutti vogliono governare il mondo.” cantò furiosamente e io quasi mi spaventai, sembrava un avvertimento, una minaccia nascosta dalle note della canzone.
« Ma perché mi stavi cerc… » cercai di dire.
« Il prof. mi ha detto di dire a te, Dolce e Micky che non possiamo tornare a scuola questa sera. E che quindi dormiremo qui. » mi interruppe lei.
« Perché… »
« L'ho già detto a Micky che lo stava andando a dire a Gas e adesso dovrei dirlo a Dolce che lo dovrebbe dire a Kabalè. E poi dovrei cercare anche Kabiria. Cavolo…! » sospirò esausta.
“ It’s my own design. È il mio progetto. ”
« Se vuoi io lo posso dire a Sulfus… » sussurrai dopo un minuto di silenzio e lei mi scoccò subito un'occhiata strana.
« Dai non pensare male!!!! » strillai rossa come un peperone.
« Ti posso fare una domanda…? » mi chiese Uriè, seria come la morte.
« O… ookay… » balbettai preoccupata ma anche incuriosita.
Lei fece un respiro profondo e mi guardò con decisione e tenerezza.
“ It’s my own remorse. È il mio rimorso. ”
« Che cosa c'è tra te e Sulfus adesso? » mi chiese enfatizzando per bene l'ultima parola.
« Io… davvero Uriè… non… non… » balbettai imbarazzata.
« Stai dando aria alla bocca. » mi fece notare lei, un po' divertita.
Sbuffai e abbassai la testa.
“ Help me to decide. Aiutami a decidere.”
Lei sospirò e mi guardò con tenerezza.
“ Help me make the most. Aiutami a far rendere al massimo.”
« Non riesci nemmeno a negare Raf… » mormorò sconsolata.
Deglutii e scossi la testa.
“ Of freedom… La libertà… ”
« Io so che gli piaci. » mi disse ed io la guardai come se fosse impazzita.
Lei mi sorrise.
« Guarda che non sono cieca, lo vedo come ti guarda e se qualcuno ti nomina, salta. »
“ … and of pleasure. E il piacere. ”
« Uriè, se mi fissa è perché sta pensando a come usarmi e poi gettarmi via. » sospirai con il cuore in gola.
“ Nothing ever lasts forever. Nulla dura per sempre. ”
« Lo so io come ti guarda. » mi disse piano Uriè e mi guardò dritta negli occhi.
« Come allora? » mormorai imbronciata.
“ Everybody wants to rule the world. Tutti vogliono governare il mondo. ”
« Ti mangia con gli occhi Raf e tu dovresti aver più stima in te stessa. » mi rimproverò.
« Ma che cosa posso avere io che Kabiria, Kabalè o qualsiasi altra Devil non ha? » protestai incredula, gli occhi lucidi.
Lei mi abbracciò, il mio vestito si intrecciò con il tessuto giallo del lungo vestito smanicato che indossava. I braccialetti dorati tintinnarono e i cerchi che portava alle orecchie si impigliarono tra i miei capelli.
“ There’s a room where the light won’t find you. C’è una stanza dove la luce non ti troverà.
Holding hands while the walls come tumbling down. Tenendoci per mano, mentre i muri crollano.
When they do I’ll be right behind you. Quando lo faranno, io sarò proprio dietro di te. ”
Ancora una volta mi spaventai di come questa canzone si intonava perfettamente alla situazione.
Ricambiai l'abbraccio e mi lasciai scappare una lacrima che rotolò sulla sua spalla calda e familiare.
“ So glad we’ve almost made it. Così felice che ce l'abbiamo quasi fatta.
So sad they had to fade it. Così triste che dovevano svanire.
Everybody wants to rule. Tutti vogliono governare. ”
« Sei giudiziosa, saggia, piena di vitalità ma anche divertente e comprensiva… devo andare avanti? » mi sorrise.
« Quelle due sono solo delle poco di buono che vedono nel sesso fonte di amore. »
Ridacchiai a quel modo gentile di dire che erano due puttane.
“ Everybody wants to rule. Tutti vogliono governare. ” ripeté.
Rise anche lei e si scostò per guardarmi negli occhi.
« E poi hai quell'aria sexy da ragazza tormentata che hai ragazzi piace. » ghignò lei.
« Ma che dici Uriè! » la spinsi via e lei rise di gusto, ma c'era qualcosa che non andava, uno sbuffo, un spostamento nell'aria mi soffiò sul volto un'odore familiare. Ma non era di Uriè.
« Uriè… »
“ Everybody wants to rule… Tutti vogliono governare… ”
«… perché hai addosso il profumo di Nathan? » chiesi stranita.
“ …the world. Il mondo. ” finì la canzone.
Uriè arrossì violentemente.
« Ecco… i… io non… » farfugliò imbarazzata.
« Vi siete baciati? » chiesi trattenendo una risata. Poi mi venne in mente una cosa…
« Aaaaspetta… AVETE FATTO SESSO? » strillai incredula.
« SSSSHH, Vuoi farlo sapere a tutti?!? » sussurrò nervosa.
« Sì sì ma adesso voglio i fatti. Subito. » dissi abbassando il tono.
« Diciamo che è stata una notte molto produttiva. »
« Produttiva o riproduttiva? » sbottai fingendomi arrabbiata ma mi veniva da ridere e ciò non aiutava la situazione.
« Smettila! » farfugliò imbronciata.
« Non c'è molto da dire. Abbiamo iniziato a ballare poi siamo entrati qui perché eravamo entrambi assetati. E allora abbiamo iniziato a chiacchierare, poi lui mi ha detto che mi amava e che ci teneva molto a me, ci siamo baciati e beh… ci siamo lasciati andare e l'abbiamo fatto. » sussurrò diventando di un simpatico bordeaux.
« Okay ma, ti prego, dimmi che avete preso precauzioni. Non vorrei mai che la mia migliore amica alla giovane età di 16 anni diventi madre. » dissi ridacchiando e storcendo un po' il naso per prenderla in giro.
Lei mi guardò spalancando gli occhioni malva.
« Non sei arrabbiata… » sussurrò con voce tremante.
« Perché mai dovrei esserlo! I miei due migliori amici si sono messi insieme, cosa ci può essere di così brutto? » protestai sorpresa.
Lei tirò un'enorme sospiro di sollievo.
« Credevo che non saresti stata più mia amica… dopotutto tu ci tieni a Nathan. » mormorò debolmente.
Le mi si le mani sulle spalle e la guardai dritta negli occhi.
« Io tengo a Nathan come un fratello maggiore ma non ci sarà mai niente tra me e lui. » chiarii.
Le mi sorrise e annuì.
« Devo… devo andare a dire agli altri quello che mi ha detto Arckan. Potresti dirlo tu a Kabiria e Sulfus… » balbettò staccandosi da me.
Io la lascia andare ma poi la presi per una spalla e le diedi un bacio sulla guancia.
« Ti voglio bene, sei la sorella che non ho mai avuto e questo non cambierà mai. » le dissi solennemente. Lei mi strinse il braccio con gratitudine.
« Anch'io, sorella. » rispose con le lacrime agli occhi poi si girò e si incamminò nel corridoio portandosi dietro una scia di lillà e rugiada. Giù intanto era iniziata un'altra canzone. 

“ I stand here waiting for you to bang the gong. ”
Sospirai e uscii dalla cucina percorrendo ancora il corridoio di marmo bianco.
E io adesso Kabiria dove cavolo la posso trovare?
“ To crash the critic saying. Is it right or is it wrong? ”
Rallentai il passo quando il marmo iniziò a scurirsi leggermente fino ad arrivare alla linea antracite. Camminai su quella linea come facevo da piccola con i bordi dei marciapiedi.
“  If only Fame had an IV. Baby could I bare. ”
Scesi le scale lentamente, lo sguardo incollato ai miei piedi e agli scalini bianchi e neri. I terreni si stavano ancora dimenando e in mezzo a quell'intruglio riuscii a distinguere tacchi alti, camicie sbottonate, minigonne, punch e sigarette.
“ Being away from you. I found the vein, put it in here. ”
Percorsi ancora la parete di vetro e uscii nel giardino davanti all'entrata della casa. Era pieno di alberi di mele e cespugli di rose di tutti i colori e appese alle colonne in stile antica Grecia erano appese fiaccole dove la luce fioca del fuoco illuminava il sentiero di sassi bianchi e neri. In aria volteggiavano delle lanterne di carta a forma di palla che illuminavano di colori caldi e fiochi i volti dei terreni e dei sempiterni che stavano ballando e chiacchierando. Altri addirittura stavano cogliendo i succosi frutti rossi e verdi dagli alberi.
“ I live for the Applause, Applause, Applause. I live for the Applause-plause. Live for the Applause-plause. ”
Aguzzai la vista, in cerca di Kabiria ma riuscii solo a intercettare Gas che parlava con un tizio alto e muscoloso, con occhi grandi e profondi, i capelli nerissimi e incolti.
« Gas! » lo chiamai venendogli incontro e lui smise di parlare con il tipo.
« Ehi Raf! » mi salutò, risposi al saluto e feci un cenno con la testa al tizio accanto a lui. Lui ridacchiò malignamente e incrociò le braccia al petto, guardandomi con curiosità.
“ Live for the way that you cheer and scream for me.The applause, applause, applause. ”
« Ascolta, hai visto Kabiria? » chiesi andando dritta al punto.
« Chi lo vuole sapere? » mi domandò il tipo.
Arricciai le labbra fingendomi infastidita.
« Una tipa coi capelli biondi e gli occhi azzurri che sta davanti a te. »
“ Give me the thing that I love
(turn the lights on).
Put your hands up, make em touch
(make it real loud). ”
Gas rise e mi squadrò da capo a piedi.
« Vorrai dire una strafiga coi capelli biondi e gli occhi argentati che sta davanti a me. » mi corresse il tipo con un sorriso malizioso. Risi e scossi la testa.
“ Give me the thing that I love
(turn the lights on).
Put your hands up, make em touch
(make it real loud). ”
« Mi chiamo Gavrielle, amore. » disse porgendomi una mano.
Gavrielle? È il contrario di Gabrielle per caso?
« Raf. » dissi svogliatamente e gli strinsi la mano. Cavolo era caldissima!
“ A-P-P-L-A-U-S-E.
Make it real loud. ”
« Non ti starai già accalappiando un'altro dei nostri, vero Raf? » intervenne una voce dietro di me.
“ Put your hands up, make em touch, touch.
A-P-P-L-A-U-S-E. ”
« Eccoti qua, Kay. » rise Gas.
Mi voltai e vidi Kabiria vestita di poco o di niente. Solo un top blu violaceo tenuto assieme da dei nastri neri dietro la schiena, tra la minigonna e le sue mutande, sempre ammesso che le portasse, ci doveva essere si e no cinque centimetri di distanza, le collant nere erano trasparentissime e addirittura tagliate in alcuni punti.
“ Make it real loud.
Put your hands up, make em touch, touch. ”
Aveva tagliato i capelli e adesso le arrivavano sopra alle spalle, leggermente ondulati sulle punte. In più se li era colorati di blu, nero, viola e fucsia di ogni tonalità. Gli occhi erano truccati con l' ailainer nero allungato quasi fino alle tempie e le ricopriva tutte e due le palpebre, sia quella sotto sia quella di sopra, rendendo i suoi occhi blu elettrico ancora più grandi e luminosi, portava anche delle ciglia finta nere sulla radice e che sfumava poi in un blu un po' più scuro dei suoi occhi sulle punte.
“ I’ve overheard your theory.
Nostalgia’s for geeks. ”
« Tranquilla stavo solo arricchendo le mie conoscenze in ambito scolastico. » risposi.
« Che tradotto vuol dire che stava solo facendo amicizia. » rise Gavrielle facendo un cenno con la testa verso di me.
“ I guess sir, if you say so.
Some of us just like to read. ”
« Non mi avevate mica detto che aveva una aspetto così piacevole. » continuò scoccandomi un'altra occhiata.
« Siamo stati scortesi noi a non dirle quanto fosse spiacevole il tuo. » rise Gas e Gavrielle gli si gettò addosso facendolo cadere a terra, iniziando a colpirlo.
“ One second i’m a kunst.
Then suddenly the kunst is me. ”
« Dai ragazzi non ricominciate. » borbottò Kabiria e Gavrielle ci fece un sorriso da medaglia d'oro delle risse.
« Cristo Kay, a volte sei proprio una guasta feste del cazzo. » borbottò Gas tirandosi sù.
« Allora Raf, ti possiamo chiamare Fire? » mi chiese Gave.
“ Pop culture was in Art now ART’s in POP culture, in me! ”
« Lui ha il vizio di dare dei soprannomi a tutti quelli che incontra, io ad esempio vengo chiamata Kay. » mi spiegò Kabiria alzando gli occhi al cielo.
« Va bene, per me è uguale. » dissi stringendomi nelle spalle.
« E poi se ci pensi ti sta a pennello visto che sai usare “Inflame” . » intervenne Gas.
Lo guardai con aria interrogativa.
Come faceva lui a sapere che sapevo usare...?
« Sulfus ci ha raccontato tutto, inflame compreso. » spiegò Kabiria.
« Ma che si faccia i fatti suoi mai eh ?! ? » sbottai.
Loro si misero a ridere e Kabiria mi mise un braccio sulle spalle.

« Allora. Di cosa volevi parlarci? » mi chiese.
Ah già!
« Volevo dirvi che stanotte dormiremo qua perché i prof ci hanno detto che non possiamo tornare a scuola. Tranne te Gave.» lui annuì e Kabiria e Gas mi guardarono, scettici.
“ I live for the Applause, Applause, Applause.
I live for the Applause-plause.
Live for the Applause-plause.
Live for the way that you cheer and scream for me.
The applause, applause, applause. ”
« Ma come faremo con il pigiama, gli spazzolini…>> chiese Kabiria.
<< Ce li darà la padrona di casa, penso. » risposi.
« Ah beh, allora tu e Sulfus farete festa stanotte, giusto Fire? » insinuò Gas.
Ecco… e adesso cosa dico?
“ Give me the thing that I love (turn the lights on).
Put your hands up, make em touch (make it real loud).
Give me the thing that I love (turn the lights on).
Put your hands up, make em touch (make it real loud). ”
« Ecco… io… » balbettai imbarazzata.
« Okay ragazzi!!! Qui urge una riunione tra femmine perciò  via, smammate! » disse Kabiria agitando le mani come per scacciare via una mosca.
Gave rise e si allontanò assieme a Gas, dirigendosi verso un albero di mele.
« Buona fortuna con quella lì, amore. » mi salutò Gave.
Kabiria lo ignorò, mi afferrò un braccio e mi prese da parte.
“ A-P-P-L-A-U-S-E
Make it real loud.
Put your hands up, make em touch, touch.
A-P-P-L-A-U-S-E
Make it real loud.
Put your hands up, make em touch, touch. ”
« Okay, ora ti farò una domanda e voglio che tu mi risponda sinceramente… » ribadì Kabiria.
Annuii rassegnata.
“ Touch touch.
Touch touch now. ”
« Cosa provi per Sulfus adesso? » mi chiese.
Sospirai e chiusi gli occhi. Beh, che senso aveva mentire a questo punto?
« Lo amo ancora, lo amo da impazzire. Morirei per lui. » ammisi e non me ne vergognai perché questa era la pura e semplice verità.
Kabiria annuì e mi sorrise.
« Ma…»
« Ma ho paura che lui non provi altro che semplice attrazione per me. E io non voglio questo da lui. » sussurrai  « Che fosse attratto da me lo sapevo, fin dall'inizio. Lo sentivo, capisci? Ma questo non vuol dire che io gli piaccia.» confessai.
Non sapevo perché lo stessi dicendo a Kabiria mentre a Uriè non avevo detto niente. Ma forse… era perché per lei anche solo dire una parolaccia o fare sesso era considerato un sacrilegio. Invece con Kabiria potevo dire tutto senza rischiare di essere giudicata male, lei era abituata a situazioni del genere.
Kabiria scosse la testa bonariamente e mi sorrise.
« Fire… io conosco Sulfus da quando eravamo in fasce e, dà retta a me, non l'ho mai visto interessarsi così a nessuna. Nemmeno per sesso, te lo assicuro. » mi informò.
« Kabiria ascolta… »
« Chiamami Kay, siamo amiche adesso. » mi interuppe sorridendo.
Annuii e risposi al sorriso.
« Kay… io non sono una Devil, non sarò mai in grado di dargli quello… quello di cui ha bisogno… » farfugliai rossa come un peperone.
Kay si mise a ridere e mi mise una mano sulle spalle.
« Ma a questo si può rimediare, ti insegnerò io! Tu devi solo essere disposta a imparare e ad ascoltarmi. »
Ero davvero disposta a imparare cose da Devil?
« Però… » intervenne Kay.
«… imparare a essere Devil non vuol dire che devi cambiare il tuo carattere. Sulfus di è innamorato di te, della tua anima. » mi avvisò.
Annuii, completamente d'accordo con lei.
« Quindi? »
Mi vergognavo ma…
« Va bene. »
« Perfetto! » esultò Kay battendo le mani come una bambina davanti a una giocattolo nuovo « Innanzitutto bisogna rimediare al look! » disse trascinandomi dentro alla casa. Risi.
« Piano Kay, il braccio mi serve! » protestai giocosamente.
« Ops! » rise e mi prese per mano.
Ho l'impressione che mi divertirò un mondo!


Ci dirigemmo ancora verso le scale cercando di evitare i ragazzi che, dimenandosi a ritmo della musica, rischiavano di travolgerci.
Un palco di legno marrone scuro troneggiava in mezzo alla sala con una band mai vista che suonava a tutto volume. La cantante era una ragazza con lunghi capelli castano scuro e una sfumatura di rosso nei ricci vaporosi, gli occhi erano di un'azzurro ghiaccio in un certo senso inquietante ma, da come era vestita, sembrava una ragazza molto eccentrica e creativa.
« And another one bites the dust – E un altro mastica la polvere. But why can I not conquer love? – Ma perché non posso io conquistare l’amore? » cantò.
Kay mi trascinò su per le scale e entrammo nel corridoio nero. Chissà in quale porta saremmo entrate.
« And I might’ve got to be with one – E potrei aver modo di stare con quello giusto.
Why not fight this war without weapons?– Perché non combattere questa guerra senza armi? » si chiese la cantante.
Uno, due, tre, quattro…
Alla quinta porta Kay si fermò.
« Adesso non ti impressionare, okay? » mi avvertì agitando le mani.
La guardai perplessa. Avevo già aperto tutte le porte prima, ma nessuna mi aveva particolarmente impressionato.
« And I want it and I want everything – E lo voglio e voglio tutto.
But there was so many red flags – Ma c’erano così tante bandiere rosse. »
Kay aprì la porta con uno scatto del polso.
E in effetti… la mia mascella rischiò di toccare terra!!!
La stanza ora era un vero e proprio centro commerciale, con tanto di corsie e manichini!
I vestiti, pantaloni e le magliette erano a destra mentre a sinistra c'era il sacro tempio dei vestiti più sexy del pianeta!
Top di velluto con ricami di bellezza inaudita e scollature vertiginose, camicette che sembravano fatte con reti di cielo stellato e vestiti di pelle di ogni qualità.
« Forte vero? » mi chiese allegramente Kay. Io la guardai con occhi luccicanti e una risata entusiasta.
« Oddio è bellissimo! »
Lei annuii bonariamente, poi batté le mani e disse: « Coraggio rimbocchiamoci le maniche ma… » alzò un dito ammonitore contro di me e disse, seria come la morte.
« Ti proibisco di mettere piede nelle corsie a destra. Chiaro? »
« Now another one bites the dust – Ora un altro mangia la polvere.
And, let’s be clear, I trust no one – E, siamo chiari, non mi fido di nessuno. »
Soffocai una risata in gola e non fidandomi della mia voce annuii.
« Bene. » ribadì severa e si immerse nei vestiti.
Io mi guardai intorno e, evitando la zona proibita da Kay, esaminai i primi vestiti che mi ritrovai davanti.
Dopo un po' un top attirò la mia attenzione.
 Era un bustino scarlatto con una profonda scollatura a v tenuto tutto assieme da tanti nastri rosso sangue, seta e raso rosso rigido, con abbinata una collana formata da tanti cinturini neri a girocollo con delle perle di granato attaccate ai vari cinturini in fila e sul l'ultimo giro un pendente a forma di fulmine fatto di rubino, contornato da ossidiana.
Era stupendo ma… un po' troppo stretto per me visto così.
« You did not break me – Non mi puoi spezzare.
I’m still fighting for peace – Sto ancora combattendo per la pace. » cantava la ragazza coi capelli rossi.
« Kay ho trovato qualcosa! » gridai senza una direzione particolare.
« Aaaarriiiiivoooo !!! » cantilenò e con un balzo e un mucchio di vestiti appesi alle braccia mi si avvicinò.
Alzai l'ometto per farglielo vedere e lei osservò il bustino con occhio critico.
« Well I’ve got a thick skin and an elastic heart – Bene, ho la pelle dura e un cuore elastico.
But your blade it might be too sharp – Ma la tua lama potrebbe essere troppo tagliente.
I’m like a rubber band until you pull too hard – Sono come un elastico fino a quando si tira troppo forte. »
« Sexy! Provatelo voglio vedere come ti sta'! » disse appoggiando gli altri vestiti che aveva scelto su una sedia accanto a uno specchio con la cornice d'oro.
Mi diressi verso la porta e la chiusi a chiave. Non si sa mai!
Mi slegai il foulard che avevo a mo' di top e mi infilai il bustino rosso sangue.
« But I may snap when I move close – Ma posso scattare.
But you won’t see me move no more – Ma tu non mi vedrai mai più muovermi.
Cause I’ve got an elastic heart – Perché ho un cuore elastico.
I’ve got an elastic heart – Ho un cuore elastico.
Yeah, I’ve got an elastic heart – Sì, ho un cuore elastico. »
« Mi aiuti con i lacci ? » le chiesi girandomi di schiena.
« Tesoro, non c'è molto da allacciare! » disse e la sentii tirare forte dei nastri alla base della schiena e allacciarli con dei nodi, ma solo alla base.
« Vieni, guarda se ti piace… » disse spingendomi davanti allo specchio.
« Ah! » disse srotolando la collana di pelle nera e me la allacciò, non prima di aver fatto molti giri intorno al collo e aver allineato per bene ogni pietra.
« Eeeecco fatto… » finì di allacciarmi la collana e poi mi spinse di nuovo davanti allo specchio.
Rimasi a bocca aperta. Era stupendo!
La scollatura era così stretta che mi stringeva il seno, alzandolo e mettendolo in mostra e in più era messo in risalto dalla collana. Il pendente era appoggiato sull'incavo del seno e il corpetto mi fasciava la vita mettendomi in risalto i fianchi. Mi girai e per poco mi venne un colpo.
Ho capito perché Kay mi aveva allacciato solo alla base della schiena. Perché in effetti non c'era alcun laccio, il corpetto mi lasciava la schiena scoperta. Solo vicino al l'osso sacro c'erano dei cinturini che tenevano insieme il top, bastava tirare quelli e sarei rimasta completamente nuda.
« And I will stay up through the night – E rimango in piedi tutta la notte.
Let’s be clear, I won’t close my eyes – Siamo chiari, non chiuderò gli occhi.
And I know that I can survive – E so che posso sopravvivere.
I walked through fire to save my life – Ho camminato nel fuoco per salvarmi. »
« Che ne dici? » mi chiese.
« Lo adoro! » per poco non strillai.
« Allora andata? » mi chiese.
« Andata. » acconsentii.
Era sicuramente un ottimo alleato per farlo impazzire!
Ma…
Da quando un angel aveva il fegato di pensare cose del genere ?!?!
Ero proprio andata.
« Sono totalmente d'accordo. » approvò Kay.
Okay ora avevamo bisogno di un paio di pantaloni e delle scarpe.
« Mmmh che pantaloni potrei mettere ? » chiesi pensierosa.
Lei mi squadrò per un po' e infine annuì frugando nel cestino delle sue scelte.
« And I want it, I want my life so bad – E la voglio, voglio così tanto la mia vita.
And I’m doing everything I can – E sto facendo tutto quello che posso. »
Dopo aver lottato per un po' ne tirò fuori una mini gonna che si apriva a ombrello, un po' come quello delle ballerine ma con i lati più corti a mo' di minigonna, fatti di raso e pizzo rosso scuro e nero notte.
« E chi ha parlato di pantaloni? » replicò lei con un sorrisetto sadico.
Ooookay…
Mi sembrava un po'… ridotto insomma.
Le presi la minigonna dalle mani e alzai un sopracciglio.
« Beh? Che aspetti, provalo! » si mise le mani sui fianchi e alzò un po' il mento.
Alzai gli occhi al cielo mi srotolai dai fianchi quella specie di pantaloncini di velo azzurro e mi infilai la gonna.
Sembrava fatta apposta per quel bustino, si intonava alla perfezione. Ma…
Mi sistemai davanti allo specchio e squadrai la gonna con occhio critico.
« Then another one bites the dust – Allora un altro mangia la povere.
It’s hard to lose a chosen one – E’ difficile perdere qualcuno che hai scelto. »
Dai, tra la mie mutande e la fine dell'ultimo strato della gonna ci dovevano essere sì e no 4 centimetri!!!
« Kay dai! Mi sento troppo esposta! » protestai.
Lei scosse la testa irremovibile.
« Tesoro, invece ti sta da Dio. Dovrebbe essere un complimento per te… » sorrise lei.
Sbuffai.
Cavolo, non è che non mi piacesse ma…  mi sembrava che mancasse qualcosa…
« Vaaa beeeene, vedrò cosa posso fare per questo tuo incomprensibile disagio. » si arrese e, sbuffando, corse in fondo alla stanza, nel reparto intimo.
Cosa voleva fare?
Frugò un po' qua e la finché non trovò quello che stava cercando.
« Eeecco qua! » disse srotolandomi in mano un pezzo di stoffa nera che scoprii essere delle calze a rete.
Io la fulminai con un'occhiataccia ma me le infilai senza protestare.
« Aaaah così sei perfetta!!! Avevi ragione sai? » strillò entusiasta.
« Adesso basta che ti metti queste e sei pronta. » disse porgendomi delle scarpe nere con i tacchi a spillo, erano aperte in teoria. Formate da tanti cinturini di pelle e pietre rosse al centro, perfettamente intonate a quelle della collana.
« You did not break me – Non mi puoi spezzare.
I’m still fighting for peace – Sto ancora combattendo per la pace. »
« Ti sei messa le mutande di pizzo vero? » mi chiese mentre  metteva a posto il restante delle cose.
« Sì, certo. » risposi distrattamente osservandomi per bene allo specchio.
Non sembravo nemmeno io!
« Well I’ve got a thick skin and an elastic heart – Bene, ho la pelle dura e un cuore elastico.
But your blade it might be too sharp – Ma la tua lama potrebbe essere troppo tagliente. »
« Okay ora passiamo al make up e all'acconciatura. » disse prendendo una sedia e posizionandola davanti al grande specchio.
Io mi sedetti, un po' incerta e la osservai trafficare attraverso lo specchio.
« Allora, per i capelli niente di così complicato. » disse snodando le pietre e i nastri che avevo tra i capelli.
« Le ciocche d'avanti te le tiro all'indietro. Così da far risaltare gli occhi e te li faccio un po' ondulati, così ti risulterà il seno, okay? » mi chiese slacciando le ultime pietre dai capelli e raccogliendomeli tutti all'indietro con le mani.
« I’m like a rubber band until you pull too hard – Sono come un elastico fino a quando si tira troppo forte.
But I may snap when I move close – Ma posso scattare.
But you won’t see me move no more – Ma tu non mi vedrai mai più muovermi. »
Annuii e chiusi gli occhi, sentendo sulla nuca le sue mani esperte che mi bagnavano e curavano i capelli con le dita e lo spruzzino.
« Ti posso fare anche qualche treccina sparsa qua e la con  dei nastri rossi. Starebbero benissimo con la tua ciocca rossa. »
Non dissi niente, continuai a tenere gli occhi chiusi. Mi stavo preparando mentalmente a quello che avrei dovuto fare sta notte.
« Cause I’ve got an elastic heart – Perché ho un cuore elastico.
I’ve got an elastic heart – Ho un cuore elastico.
Yeah, I’ve got an elastic heart – Sì, ho un cuore elastico. »
Sentii le sue mani tirarmi indietro le ciocche davanti e iniziare a farmi delle treccine qua e la con dei nastri che prendeva una treccina sì e una no.
« Well I’ve got a thick skin and an elastic heart – Bene, ho la pelle dura e un cuore elastico.
But your blade it might be too sharp – Ma la tua lama potrebbe essere troppo tagliente. »
Sentii poi che legava le ciocche davanti dietro alla nuca assieme a un non so quale accessorio con le pinze.
Infine prese la piastra e iniziò ad arricciarmi i capelli evitando accuratamente di allentare le trecce.
« Ecco, ho finito. » annunciò soddisfatta, spruzzando la lacca sui ricci.
Aprii gli occhi e rimasi a bocca aperta. Ero bellissima! Non mi riconoscevo più!
« I’m like a rubber band until you pull too hard – Sono come un elastico fino a quando si tira troppo forte.
But I may snap when I move close – Ma posso scattare.
But you won’t see me move no more – Ma tu non mi vedrai mai più muovermi. »
Quelli che mi aveva fatto con la piastra non erano boccoli ma vaporosi ricci un po' smossi con le dita. Le ciocche davanti erano state legate assieme a una rosa rossa di tessuto e i nastri erano neri e non rossi come aveva detto Kay.
« Oddio… » boccheggiai con gli occhi che mi brillavano.
« Vero! » replicò con un sorriso bonario.
« Adesso Make Up!!! » strillò trascinando vicino a lei un tavolino con sopra ogni tipo di trucco dalle ciglia finte al mascara.
« Allora vediamo cosa si può fare... » disse prendendomi il viso tra le mani.
« Mmmh… sì per te andrebbe benissimo… » dichiarò infine prendendo l' iliner nero.
« Chiudi gli occhi perché ti farò assomigliare a una gatta. » disse con un sorrisino.
Io la guardai allarmata ma feci come mi chiese.
Sentii il tratto viscido e freddo dell'iliner ricoprirmi sopra e sotto l'occhio ed estendersi sulle tempie.
« Cause I’ve got an elastic heart – Perché ho un cuore elastico.
I’ve got an elastic heart – Ho un cuore elastico.
Yeah, I’ve got an elastic heart – Sì, ho un cuore elastico. » finì la canzone e i ragazzi esplosero in grida e applausi soddisfatti.
Kay prese il mascara e dopo diverse passate sentii spostare la sua attenzione sulle labbra. Passandoci sopra prima del rossetto secco e poi del lucidalabbra.
« Fatto! Sei pronta!!! » dichiarò allontanandosi.
Aprii gli occhi e… cavolo quella non ero io!!! Era catwoman!!!
Mi aveva ricoperto tutto l'occhio con l'iliner risaltandone il colore chiaro delle iridi e la forma.
 E il colore si era esteso anche sulle tempie a mo' di cerbiatto.
Il mascara variava da nero sulla radice e rosso scuro sulle punte e sfumato nel mezzo. Le labbra erano rosse come il sangue, rese lucide e carnose dal rossetto e dal lucidalabbra.
« Kay… ti ringrazio… sul serio… SEI STATA GRANDIOSA!!! » gridai e lei annuì con aria saggia.
« Però ti chiedo solo una cosa… » mi disse alzando una mano per fermarmi « … appena incontri Sulfus stampagli una bel bacio sulla guancia. Vorrei proprio vederlo con la traccia del rossetto! » ridacchiò lei.
« Scherzi a parte, fallo seriamente okay? »
Annuii e l'abbracciai grata, lei mi accarezzò la schiena con aria confortante poi sembrò ricordarsi di qualcosa e si staccò facendo un passo indietro.
« Aspetta. C'è un'ultima cosa… » disse nascondendo le mani dietro alla schiena con aria furba.
« Cos… »
Kay mi spruzzò addosso un profumo… sapeva di rose… e qualcos'altro.
Molto buono!
Scoppiai a ridere e mi lasciai spruzzare tutto il corpo.
« Ecco fatto… adesso sì che sei pronta! »
Sentimmo bussare alla porta.
« Kay! Raf! Dobbiamo sorteggiare le camere uscite dai! » dichiarò la voce di Gas al di là della porta.
Ci guardammo perplesse.
Aprii di scatto, facendo gemere la serratura e saltare Gas.
Kay mi seguì a ruota e lo travolse aggrappandosi al bicipite.
« COME SORTEGGIARE!?!?!?!? » strillammo in coro.
Gas sgranò un po' i grandi occhioni nocciola, completamente imbambolato, vedendomi e mi ricordai subito con mio sommo imbarazzo di come ero vestita.
« Ehi calma calma… i superiori hanno stabilito così per evitare discussioni che altrimenti ci avrebbero fatto stare in ballo per giorni. Comunque Raf… wow… cioè… » balbettò Gas con una deliziosa sfumatura bordeux sulle guance.
« Senti tesoro non ti serve dire altro te lo assicuro. » lo soccorse Kay gonfiando fieramente il petto.
« È straordinariamente bellissima e super sexy okay? »
« Che è dire poco… » borbottò lui squadrandomi da capo a piedi.
Sembrava quasi intimidito.
Per poco non scoppiai a ridere a quella scena.
« S-Seguitemi dai… » brontolò dirigendosi verso le scale che portavano di sotto.
Il salone ormai era semivuoto. La canzone di quel gruppo doveva essere stata l'avviso della fine della festa.
« Ah! Eccovi voi due ! » ci gridò Uriè alzando una mano per farci segno di raggiungerla.
Dolce e Micky avevano smesso di chiacchierare e adesso mi fissavano che sorprese era dire poco ma Kay riuscì a zittirle solo con una fredda occhiata.
Kabalè mi fissava impassibile… non faceva trasparire niente dal suo viso. Mi guardava e basta.
« Avete già deciso le camere? » chiese Kay avvicinandosi.
« No, ancora no. Abbiamo deciso soltanto che per sorteggiare useremo una bottiglia… » le rispose Uriè incrociando le braccia al petto, imbronciata.
Come una bottiglia?
« Cioè la facciamo girare e… »
« Sì tipo il gioco della bottiglia, sai cos'è vero? » rispose seccamente Kabalè.
Le lanciai un'occhiataccia.
« Sì Kabalè… so' come si fa il gioco della bottiglia… » replicai calma.
« Ecco la bottiglia! » proruppe Gas con in mano una bottiglia di vetro verde, probabilmente di birra.
Sulfus lo seguiva a pochi passi di distanza, si mordeva nervosamente il labbro inferiore, torturandolo con le dita e i denti.
I suoi occhi incrociarono i miei e io mi persi dentro quegli occhi di topazio.
Lo vidi squadrarmi con un sopracciglio alzato e l'ombra di un sorriso sulle labbra.
Non mi accorsi di essere stata tutto il tempo in apnea finché non sentii la testa girarmi. Sbuffai, riprendendo fiato e distolsi lo sguardo.
« Allora ragazzi, formiamo un cerchio… » decretò Kay sedendosi per terra.
Obbedimmo senza fiatare, io mi sedetti di fianco a lei e a fianco a me si sistemò Uriè, di fianco a Uriè c'era Dolce seguita subito dopo da Micky, Gas, Sulfus e Kabalè.
Sulfus era proprio di fronte a me e ogni volta che mi lanciava anche la più piccola occhiata io arrossivo peggio di un pomodoro maturo.
Wow…
Gas sistemò la bottiglia al centro del cerchio.
« Allora, chi vuole girare? » chiese stiracchiandosi.
Certo che Gas aveva dei muscoli d'acciaio, degno di un sollevatore di pesi. E poi doveva superarmi di dieci o nove centimetri buoni, un vero gigante.
« Beh… io direi di fare a turno no? » proposi passandomi una mano tra i capelli guadagnando un'occhiataccia da parte di Kay che mi fece subito abbassare la mano.
« Okay… » acconsentirono gli altri.
« Inizio io! » si lanciò Kay prendendo la bottiglia e facendola girare, senza aspettare il consenso di nessuno.
La bottiglia si fermò e indicò Micky.
« Micky starà con… » annunciai mentre Kay rigirava la bottiglia che si fermò indicando Kabalè.
« … Kabalè. » finii seccamente.
Oddio, non sai quanto mi dispiace Micky…
Subito iniziarono a lamentarsi ma le zittii con un bel: "Mi dispiace ragazze ma è destino…".
« Tieni Kabalè, tocca a te girare. » disse Kay passandole la bottiglia.
« Okay… » sussurrò sadicamente.
Sbatté furiosamente la bottiglia a terra e la fece girare velocissima. Quando si fermò mi era venuta una leggera ansia per la furia omicida di Kabalè ma per fortuna la bottiglia indìco Dolce.
« Dolce starà con… »
Kabalè fece girare ancora la bottiglia e questa indicò Kay.
« … Kabiria. »
« Ma che cazz… » borbottò furibonda seguita subito da Dolce che con un lamento da cucciolo ferito si era coperta il viso con le mani con aria teatrale.
« Eh Kay per favore almeno tu, non ti lamentare! » la rimproverai alzando gli occhi al cielo.
« Sulfus tocca a te. »  cinguettò Kabalè passandogli la bottiglia.
Lui prese la in mano e con calma la posizionò e la fece girare.
Aveva delle dita magnifiche, lunghe, bianche e affusolate.
La bottiglia girò e si fermò indicandolo.
Mi schiarii la gola, non fidandomi della mia voce.
« Sulfus starà… » annunciai con un flebile sussurro.
Lui mi guardò di sottecchi appena sussurrai il suo nome e con un sorriso fece di nuovo girare la bottiglia.
Oddio…
La bottiglia si fermò… indicandomi.
« … con me. » finii con voce strozzata, il cuore in gola e le guance rosse.
« Bene! Quindi Gas starà in stanza con Uriè… tenete, queste sono le chiavi. » concluse Kay alzandosi e tirando una chiave a ciascuna coppia.
La nostra chiave la prese Sulfus, iniziando a giocherellarci facendo tintinnare le chiavi.
« Forza ragazzi, tutti a letto… » disse battendo le mani per spronarci.
Tutti si lamentavano tranne me e Sulfus. Cavolo che imbarazzo…
Durante il tragitto per arrivare alle camere Kay mi fece l'occhiolino e Uriè si leccò le labbra alzando e abbassando le sopracciglia con fare allusivo.
Diedi una gomitata a entrambe che subito ridacchiarono divertite.
Affrettai il passo e raggiunsi Sulfus, gli camminai silenziosamente a fianco e lui mi lanciò un'occhiata, rallentando.
« Sei bellissima… » mi sussurrò all'orecchio con un sorrisino provocatorio.
Arrossii.
Ah!
Lo spinsi via con un colpo d'anca che gli provocò una risata sardonica.
Mmh… Dio quanto era bello quando rideva…
Entrammo in un corridoio con quattro porte di legno nero. Quattro camere, uno ciascuno.
Kay mi fissò con aria significativa, quasi volesse ricordarmi di qualcosa…
Ma certo!
Le sorrisi raggiante e mi girai verso Sulfus.
Stava aprendo la porta della nostra stanza e Kay si era appoggiata sullo stipite della porta di fronte alla nostra mentre Dolce iniziava a ravanare negli armadi e nel bagno.
Bloccai Sulfus per un braccio, con un sorriso malizioso.
« Beh… anche tu non sei male Sulfus… » gli sussurrai a un millimetro dalle labbra.
Poi lo baciai sulla guancia, vicinissima all'angolo della bocca.
Quando mi staccai la traccia del rossetto brillò sfacciata in mezzo al pallore della pelle.
Sentii Kay scoppiare in una fragorosa risata e ridacchiando gli disse: « Buona fortuna Sulfus, ne avrai bisogno credimi! », poi scomparve dietro alla porta.
Sulfus la guardò andare via, gli occhi confusi e poi si girò verso di me.
 Oddio la sua espressione…
La sua espressione è fuoco e ghiaccio allo stesso tempo…
Oh sì… quella notte mi sarei proprio divertita.

 « Perché le femmine sono così strane? » sussurrò Sulfus chiudendo a chiave la porta della nostra stanza.
« Ehi abbi un po' di rispetto! Noi siamo uniche in natura…! » ribattei orgogliosa sedendomi sul lettone, togliendomi i tacchi che mi stavano torturando i piedi.
Erano pure belli ma erano una vera seccatura!
La stanza era piccola e la nostra era nelle parti del corridoio dei Devil quindi un trionfo di rosso e nero assicurato.
Le pareti ad esempio erano di un cupo rosso cremisi ma non così cupo da sembrare inquietante. Il pavimento era morbido e di stoffa nera.
Il letto era grande e moderno, con un materasso molto morbido…
Il che era sospetto…
Abbassai lo sguardo sul materasso e con mia grande sorpresa scoprii che era fatto d'acqua!
« Oddio che figata! » non riuscii a trattenermi, era veramente una figata!
« Cosa? » chiese lui mentre si sfilava il maglione dalla testa, rimanendo in camicia… una camicia nera che metteva in risalto il suo fisico e che aveva i primi bottoni sbottonati.
Arrossendo alla vista abbassai lo sguardo.
« N-No niente è solo che il… il materasso è fatto d'acqua… » balbettai schiarendomi la voce.
« Mmh… » fece lui facendomi alzare automaticamente la testa.
Si era seduto su un mobile di legno di ciliegio molto bello, dietro di lui c'era uno specchio con una cornice dorata.
Mi squadrava da capo a piedi con un espressione che non seppi definire.
« Che c'è? » gli chiesi dopo un po' che era stato a squadrarmi con aria pensierosa.
Lui sorrise sarcastico e scendendo dal mobile con un colpo d'anca mi disse ancora: « Mmh… ».
Mi innervosii.
« Hai intenzione di continuare a rispondermi a versi? » gli chiesi con una punta di nervosismo nella voce.
Lui cercò di reprimere un sorriso e ripeté: « Mmh… ».
Sbuffai contrariata e sdraiai la schiena sul materasso. Le lenzuola erano fresche sulla pelle e sapevano di pulito.
Dentro all'acqua del materasso nuotavano delle lucine blu scuro e rosso fuoco che si rispecchiavano sulle pareti e sul soffitto di tanto in tanto.
Adesso che Kay non c'era… non mi sentivo poi così sicura ora…
Volevo dimostrare di saper dare a Sulfus quel di cui aveva bisogno ma… adesso io per prima sentivo dubbi e paure che prima non mi sfioravano nemmeno.
Lo sentii aprire la porta del bagno della nostra stanza e socchiudendola, sentii lo scroscio dell'acqua della doccia.
Mi sdraiai meglio sul materasso e chiusi gli occhi cercando di rilassarmi, però la luce delle lampadine appese al soffitto era troppo forte e mi dava un gran fastidio!
Passò un po' ma alla fine con uno sbuffo scivolai giù dal lettone e premetti le dita sull'interruttore della luce che stava affianco alla porta.
La luce finalmente a poco a poco cominciò ad affievolirsi lasciando lo stesso un po' illuminata la stanza a causa della lama di luce che filtrava dalla porta socchiusa del bagno.
Se qui ci fosse stata Kay avrebbe allargato la lama di luce per sbirciare nel bagno, ne ero sicura.
Con un sospiro mi risdraiai sul lettone, piegando le ginocchia e chiusi gli occhi lasciando che il suono dell'acqua della doccia mi cullasse per rilassarmi.
Passò un po' di tempo, l'acqua smise di scorrere e la porta si riaprì dopo un po'.
Riaprii gli occhi, lo sguardo fisso sul soffitto, sui riflessi dell'acqua molto più vividi al buio.
Un cassetto si aprì e si richiuse, il suono mi fece voltare automaticamente lo sguardo.
Sulfus aveva fra le mani dei pantaloni di una tuta neri… ma era in… boxer…
Oh Cristo!
Arrossii tragicamente e riportai lo sguardo al soffitto cercando di inghiottire per inumidirmi la gola completamente secca.
Non sentii più nessun rumore… e richiusi un attimo gli occhi, imbarazzata.
Ma due pesi ai lati del corpo, poco dopo, me li fecero riaprire subito.
Due occhi da gatto mi fissavano dall'alto, i capelli neri resi ondulati dall'acqua gli incorniciavano le guance un po' incavate. Teneva le braccia ai lati del mio viso, le gambe mi cingevano i fianchi, le mie gambe ancora piegate.
Cavolo non lo avevo sentito arrivare…
Il respiro mi si bloccò nei polmoni, le guance arrossirono ancora di più e abbassai lo sguardo sul suo petto nudo… anch'esso più che degno d'attenzione.
Grazie a Dio si era rimesso i pantaloni!
« A che pensi? » chiese lui con aria curiosa e con una punta di malizia negli occhi.
Il suo profumo fresco mi invase, annebbiandomi la mente e facendomi incrociare la lingua.
Solo dopo un paio di tentativi riuscii a formulare una risposta sensata.
« Penso che dovresti levarti di dosso… » ribattei con le guance in fiamme.
Lui rise sommessamente ma non si spostò.
« Ma che lingua lunga che abbiamo stasera… » mi rimproverò lui spingendomi di più sul materasso.
Dai troppo facile!
« Oh ma davvero io pensavo che tu la lingua l'avessi persa! » ribattei alzando gli occhi al cielo.
« Mmh… » brontolò lui con un sorriso.
« Ecco visto! » gli feci notare cercando di non ridere senza troppo successo.
Lui sorrise e poi riprese a squadrarmi.
« Come mai questo cambio look Angelo? »
Mi imbronciai cercando di rotolare via ma niente… non riuscii a liberarmi.
« Ti ho detto di non chiamarmi così! » protestai raggirando la domanda ma lui era il re per eccellenza dei raggiri pensai con un sorriso amaro.
Quindi capì subito che volevo evitare di rispondere e ovviamente lui non mollò.
« Non è una risposta Angelo… » ribatté lui con un ghigno.
E che palle quel nomignolo!
« Non sono costretta a risponderti! » sbuffai incrociando le braccia al petto.
« Ah… bastava che me lo dicessi subito che ti serviva uno stimolo… » disse lui con un sorriso lento,  sensuale… che non prometteva nulla di buono.
Leggero mi posò le dita sulle labbra bloccandomi il respiro, gli occhi si spalancarono per la sorpresa.
Non staccò lo sguardo dal mio mentre lentamente fece scivolare la mano sul mento e poi sulla gola, continuando a scendere con una calma snervante.
La mano scese fino ad accarezzarmi il centro del petto e poi scese ancora, accarezzandomi i seni sopra alla stoffa…
A quel punto con un sussulto strinsi le cosce per alleviare quell'improvviso nodo caldo che mi si era formato in grembo… in mezzo alle gambe.
Gli racchiusi il polso tra le dita e imbarazzatissima gli sibila: « Che fai!?! ».
« Hai detto che non eri costretta a dirmelo giusto? Beh io ora ti costringo, se non me lo dici la mano continuerà a scendere e non mi fermerò ti avverto. »
Oddio…!
Con una spinta delle anche cercai di ribaltarlo ma lui non si spostò nemmeno di un centimetro…
« Non oserai… » sussurrai incredula.
Lui fece un ghigno.
« Scommetti? »
La sua mano scese ancora accarezzandomi la stoffa nel vestito, una lenta carezza sensuale dal seno fino allo sterno.
Non cedetti… un po' perché volevo che continuasse e un po' perché ero troppo orgogliosa per dirgli la verità.
In questo eravamo molto simili…
« Dimmelo… » mi intimò lui.
Alzai il mento, orgogliosa.
« No. » ribattei.
Non si fece intimidire.
La sua mano scese ancora accarezzandomi la pancia, l'ombelico e poi scese ancora, accarezzando i vari strati della gonna… il problema era che era molto corta… e non sarebbe durata a lungo.
Il nodo di piacere crebbe di intensità e quasi volevo che scendesse ancora.
Volevo provare per la prima volta l'emozione di essere toccata…
Con un gemito feci ancora forza con i fianchi, quasi involontariamente, strusciandomi di conseguenza contro il cavallo dei suoi pantaloni, strappandogli un gemito.
Lo guardai negli occhi, i suoi bruciavano…
Mmh… forse questo gioco poteva essere giocato in due.
Con un sorriso allungai una mano e gli accarezzai il collo in tensione sotto al mio tocco e seguendo il suo tempo feci scendere le mani sul suo petto nudo, la pelle calda e morbida sotto alle mie dita, poi sugli addominali scolpiti che accarezzai piano.
Ogni suo muscolo aveva un guizzo là dove la mia mano passava… e la cosa era eccitante cavolo…
Il nodo si intensificò diventando più caldo e pressante e non potei fare a meno di farmi scappare un gemito.
Le sue dita scesero ancora, posandosi leggere sopra alle mutandine di stoffa e le calze a rete.
Gemetti ancora dimenandomi sotto di lui.
Non era giusto però! Lui era più esperto di me! Riusciva a resistere di più, cavolo!
Odiai e amai allo stesso tempo quei millimetri di stoffa in quel momento.
Ma quando le sue dita si insinuarono sotto le calze a rete, il panico mi prese.
Mi dimenai ancora ma nulla da fare.
Alla fine con un sospiro tremante gli dissi con voce strozzata e un po' affannata: « Va bene te lo dico!  Ti prego fermati… ».
Lui non spostò le dita di un millimetro, anzi.
Iniziò a fare dei piccoli cerchi sul clitoride, facendomi impazzire attraverso la stoffa.
« Ascolto… » disse lui con un sorriso.
Oh ma dai!
« L'ho fatto per te… perché volevo sentirti più vicino, perché volevo che tu mi vedessi uguale a te e non così diversa! Contento?!? Adesso potresti fermarti! » quasi gridai, il viso in fiamme mentre il nodo di piacere si espandeva anche sulla pancia.
« Okay così va meglio… » commentò lui togliendomi le dita di dosso.
Quasi protestai.
Con il viso in fiamme guardai da qualunque parte non fossero i suoi occhi o il suo corpo.
Ma le mie mani erano ancora su di lui, sulle sue spalle calde e rassicuranti… non volevo del tutto spezzare i contatti in fondo…
« Ehi… Raf, guardami. » mi sussurrò lui con una dolcezza che non avrei mai creduto che potesse avere.
Ma non riuscivo a guardarlo negli occhi… neanche se avessi voluto.
Vedendo che non alzavo gli occhi, mi prese il mento tra pollice e indice e con dolcezza mi obbligò a guardarlo negli occhi.
« Adesso ascoltami bene, d'accordo? » disse con una serietà tale che quasi mi spaventai.
Annuii leggermente.
« Io mi sono innamorato DI TE Raf… non di qualcun altro. E questo vuol dire che mi sono innamorato anche del TUO modo di vestirti, dei TUOI gusti e abitudini. Mi sono innamorato di quello che sei TU, anche se questo vuol dire che tu sei un'angelo. » disse lui. E lo disse con naturalezza, senza un minimo di imbarazzo o disagio.
Già… perché tra noi due non era di certo lui quello in difficoltà ad accettare i suoi sentimenti… quella sono sempre stata solo e soltanto io.
Rossa oltre i limiti di tutte le sfumature di rossi esistenti sulla terra abbassai lo sguardo.
« N-Non avevo pensato a questo… » sussurrai.
Un pensiero gli balenò nella mente e una scintilla di divertimento gli accese gli occhi.
« Perché tu mi immagineresti vestito come un angelo? » mi chiese ironicamente lui.
Un brivido di repulsione mi attraversò e anche un ondata di profondo divertimento all'idea…
No… a me piaceva così… con i suoi jeans e le magliette che variavano da rosse a nere a militari.
Mi piacevano perché esprimevano il suo carattere… un carattere che con il tempo ho imparato ad amare.
Sarebbe difficile vederlo diversamente sinceramente…
« Anche se… » aggiunse lui malizioso.
« … non nascondo che questi vestiti hanno i loro vantaggi… su di te almeno. » sussurrò allusivo facendo una spinta con i fianchi, facendomi sussultare.
« Brutto pervertito! » protestai tirandogli un pugno sul petto che non lo fece nemmeno smuovere.
Lui rise e intrappolandomi i polsi rispose: « Scusa se te lo dico Angelo, ma non mi sembrava che a te dispiacesse poi così tanto… mi hai praticamente IMPLORATO di smettere. Non eri molto convincente… ».
Non potevo dire nulla al riguardo perché era inutile affannarsi a dire che non mi era piaciuto.
Perché MI ERA piaciuto.
Eccome.
Però…
« Mmh… però non sembrava che neanche a te dispiacesse. » lo provocai strusciandomi di nuovo contro di lui, come prima.
Lo sentii ansimare e non riuscii a non reprimere un sorriso compiaciuto.
Mi guardò con un bisogno… così intenso che mi fece sciogliere.
« No, Angelo. A me non è dispiaciuto affatto… » ammise lui, gli occhi pieni di desiderio.
Mi sforzai di sorridere e in un sussurro gli dissi: « Nemmeno a me allora… ».
I miei occhi si incatenarono ai suoi che bruciavano come fuoco selvaggio…
Lo vidi avvicinarsi piano… come se avesse paura di spaventarmi.
Quanti centimetri c'erano tra noi a dividerci, adesso? Quaranta? Di meno… trenta? Non lo sapevo, sapevo solo che sentivo il suo respiro sugli zigomi e i trenta centimetri si assottigliavano sempre più. Ora erano venti, forse meno. Dieci centimetri, i respiri si rubavano a vicenda. Pochissimi centimetri. Sbattendo le ciglia quasi le sentii solleticare le une gli zigomi dell'altro.
Lui mi sfiorò le labbra con un bacio… il nostro secondo bacio dal giorno del sacrilegio… quel momento così surreale e assieme così sbagliato. E poi la realtà mi si è scontrata addosso con violenza facendomi aprire bruscamente gli occhi.
Strinsi la presa sulle sue spalle e, facendo scivolare le mani dietro alla sua nuca lo attirai a me, baciandolo più profondamente.
Lui mi schiuse le labbra con un altro bacio e le lingue si incontrarono… iniziando una lotta che nessuno dei due avrebbe mai vinto.
Continuammo a baciarci per un tempo che a me parve infinito…
Poi le mie mani iniziarono a muoversi, dal suo collo scivolarono sul suo petto fino ai suoi addominali, e da lì sulla schiena liscia e allenata.
La pelle era calda e il corpo era ancora un po' imperlato di acqua a causa della doccia recente. Il suo odore mi pervadeva i sensi con la sua unicità.
Il respiro era affannoso quando lui smise all’improvviso di baciarmi mentre io gli passavo le mani sul ventre, un po' più in basso…
« Piano, Raf… ».
Mi passò le dita sulle labbra, in una carezza. La fronte premuta sulla mia, gli occhi Ambra liquida.
« Le tue carezze mi accendono i sensi… »
« Scusa… » sussurrai ritirando le mani, imbarazzata.
« … non sono molto esperta su… »
Oddio Raphaella le guance un po' più rosse no?!?
« … su… insomma… »
Non riuscivo ad andare avanti!
Un sorriso dolce gli si formò sulle labbra, arrovellandomi ancora di più la lingua.
« Ssh… Angelo ho capito, ma non era quello che intendevo io… » mi fermò lui con un bacio sulle labbra.
« Oh… e allora cosa intendevi? » sussurrai sulle sue labbra.
Lui mi fece il suo sorriso da cattivo ragazzo e le sue labbra scesero più giù, sul mio mento, sulla gola che mi accarezzò con la lingua, una lenta carezza che mi fece vibrare l'anima.
Le sue mani scesero e spinsero sulla mia schiena che io inarcai per facilitargli il passaggio.
Le sue mani mi accarezzarono la schiena nuda, facendomi aderire al suo corpo…
Ogni suo tocco, ogni suo respiro sulla pelle… mi regalava brividi di piacere che poi si estendevano per tutto il corpo, acutizzandomi i sensi.
Con il respiro alterato posai le labbra accanto al suo orecchio e sussurrai: « Okay… penso di aver capito cosa intendi… ».
Lui sorrise e mi baciò la guancia, all'angolo della bocca.
« Chi era il ragazzo affianco a te, prima nel salone? » mi chiese lui a bruciapelo.
Sorrisi, un po' incerta. Presa in contropiede.
« Si chiama Nathan ma non penso che tu lo conosca… » dissi, rimanendo sul vago.
Le sue mani scesero sui fianchi e mi strinsero di più.
« No infatti… perché? Dovrei conoscerlo? » mi chiese lui.
« Beh… dipende dai punti di vista… perché? Geloso? » gli risposi ridacchiando, non riuscii a trattenermi.
Lo vidi guardarmi intensamente con aria torva, il corpo rigido. E alla fine si tirò su staccandosi da me.
« Perché? Chi è per te Raf? » chiese lui.
E la serietà della morte impallidiva in confronto alla sua.
I suoi occhi adesso erano due pezzi di diamante, così duri e freddi che mi fecero quasi paura.
Alzai gli occhi al cielo.
« Nessuno…! »
Lui socchiuse gli occhi e successe tutto in un attimo così veloce che sussultai.
Mi sbatté contro la parete della stanza.
Mi afferrò entrambi i polsi con una mano e li tenne stretti in una morsa sopra la mia testa, e intanto mi inchiodò alla parete con i fianchi.
Oh… mio… Dio…
Il suo viso era a pochi centimetri dal mio.
« Raphaella dimmi chi era. » ripeté lui calmo, non ringhiò ne gridò ma in quel momento preferii che avesse dato sfogo all'ira.
Perché mi avrebbe fatto meno paura…
Rigirai i polsi, intrappolati nella sua stretta ferrea… ma nulla.
« Ti ho detto che non è nessuno, questo non ti basta! » sussurrai arrabbiata.
Un muscolo della sua mascella ebbe un guizzo e con il corpo  mi strinse ancora di più alla parete.
« Lo hai baciato… » mi fece notare lui.
« Sulla guancia, Sulfus! Non significa nulla! » ribattei esasperata.
« Non mi hai ancora risposto… »
Soffiai via un ricciolo che mi era ricaduto sugli occhi e mi imbronciai.
« Te l'ho detto, non è un nessuno. È soltanto un amico di infanzia, te lo assicuro, è come un fratello per me! » ammisi alla fine.
Lui sembrò soddisfatto perché annuì lentamente.
« Meglio per lui… » sussurrò così piano che se non gli  fossi così appiccicata non l'avrei nemmeno sentito.
« Perché? Gli avresti rotto il naso se fosse stato diversamente? » gli chiesi imbronciata e, dovevo ammetterlo, un po' divertita e lusingata.
« No… non del tutto. » rispose lui con calma.
« Ma sarebbe stato il primo fra la serie di cose che gli avrei rotto se ti avesse messo le mani addosso. » continuò lui.
« Però… » borbottai sorpresa «… siamo un po' possessivi, eh? ».
Nei suoi occhi si accese qualcosa e con la mano libera mi fece scivolare la mano rovente sul collo. Premette delicatamente il pollice sulla gola, inducendomi a rovesciare indietro la testa.
Sentii le sue labbra premere sulle mie così forte che, qualsiasi insulto avessi in mente, non sarei riuscita a pronunciarlo e una scarica di piacere mi percorse.
Gemetti nella sua bocca, lasciando un varco alla sua lingua.
Lui ne approfittò, esplorandomi la bocca con fare esperto. Non mi aveva mai baciata così…
La mia lingua accarezzò la sua e si unì a lei in una lenta danza fatta di sensazioni, respiri affannati e stoccate. Spostò la mano dal collo al mento, immobilizzandomi.
Ero indifesa, i polsi stretti al muro, le labbra incollate alle sue e i suoi fianchi che mi inchiodavano al muro.
Sentivo la sua erezione contro il ventre.
Oddio… lui mi voleva.
Mi voleva, e io volevo lui, lì… in quel momento.
« Non hai idea di quanto possa esserlo… » mormorò, le labbra che sfiorano le mie in una carezza.
Un brivido di pura adrenalina e eccitazione mi attraversò il corpo, concentrandosi poi sul basso ventre.
Con un gemito mi strinsi a lui.
Le sue mani scesero sulla mia schiena nuda, slacciando poi i nastri del vestito.
Il corpetto si aprì e cadde a terra.
Non indossavo il reggiseno perché il corpetto mi faceva da reggiseno.
Lui si staccò un attimo per guardarmi, gli occhi accesi e lucidi, le pupille dilatate.
Con il respiro affannato mi appoggiai alla parete per sostenermi.
Le guance erano in fiamme e i capezzoli si inturgidivano sotto il suo sguardo.
Alla fine lui mi afferrò le mani con dolcezza e mi abbracciò, la mia pelle contro la sua vibrava lacerandomi intimamente.
Una mano mi strinse alla base della schiena ancorandomi a lui e l'altra era affondata fra i miei capelli, sulla nuca.
Mi baciò il collo e un brivido mi percosse la schiena.
Le sue labbra scivolarono sulle mie accarezzandole dolcemente ma non mi baciò.
Tracciò, invece, un percorso rovente sul mio mento, sul collo, sulla spalla, e ancora dietro l’orecchio. La sua respirazione era irregolare quanto la mia, quando sussurrò: « Sei bellissima… ».
Un calore incontrollabile mi crebbe dentro e con un impeto di cui non mi sarei mai creduta capace, gli afferrai le guance posandogli le labbra sulle mie.
Lui rispose al bacio e mi fece indietreggiare fino al letto.
Mi sdraiai trascinandolo sopra di me.
Le nostre labbra sembravano incollate, assettate l'une delle altre.
Presto, però, i baci non bastarono più mentre quel calore si diffondeva nei nostri corpi.
Sentii le sue labbra scendere, tracciando un sentiero morbido e rovente in mezzo ai seni, esplorandomi le anche.
Mi afferrò  i fianchi con entrambe le mani e mi passò la lingua sull’ombelico, poi si spostò dolcemente verso un’anca e poi, facendosi strada attraverso il mio ventre, verso l’altra.
Gemetti e mi inarcai sotto di lui, le mani gli strinsero la schiena.
Sentivo la realtà attorno a me scivolare lentamente via, lasciandomi spaesata e indifesa, il suo corpo era l'unica cosa che mi aiutava non perdermi… a tenermi aggrappata al mondo reale.
Le sue labbra risalirono piano fino ad arrivare ai seni, soffiò piano su un seno, mentre la sua mano mi accarezzava piano un fianco fino a che non arrivò all’altro, e con il pollice toccò lentamente la punta del capezzolo, poi la pizzicò.
Gemetti, sentendo una la ripercussione erotica fino al basso ventre.
Mi sentivo calda… calda e bagnata.
Strinsi ancora più forte il lenzuolo mentre le sue labbra si chiusero sull’altro capezzolo, e quando cominciò a succhiarlo quasi mi vennero le convulsioni.
Oddio…!
Dovevo trattenermi dal gridare, il petto che scosso dal mio respiro affannato, i fianchi si dimenavano.
I miei capezzoli sopportarono l'attacco delle sue labbra e delle sue dita abili, solo fino a un certo punto.
Poi sentii il nodo caldo intensificarsi a tal punto da scaricare tutto il piacere sulla pancia e sul corpo.
Stavo per crollare, mancava pochissimo.
Ma proprio mentre mi mancò un soffio dall'arrivare al l'apice lui si fermò.
Un sorriso sulle labbra sensuali.
« Ti prego… » quasi gridai mentre dimenavo i fianchi presa da una voglia incontrollabile.
« Verrai Angelo… » mi sussurrò lui sulle labbra « … ma non così. ».
Con un gemito gli passai le mani sul collo e strinsi il mio corpo al suo, in cerca di un po' di sollievo e quando i miei seni entrarono in contatto con il suo petto non riuscii a trattenere un sospiro di piacere.
« Come allora? » gli sussurrai sul suo collo.
Le sue braccia mi strinsero ancora una volta e poi le sue mani scesero ad accarezzarmi la spina dorsale con la punta delle dita mandandomi brividi che mi percorsero il corpo.
 Sentii agganciare con i pollici il bordo della gonna e tirarla giù, lasciandomi una carezza sulle natiche e… lì.
Mi sfilo completamente la gonna e mi fece divaricare le gambe, allargandole con la testa.
Mi baciò l’interno coscia, e con la bocca salì fino al sottile
agli slip.
Oddio… come potevo stare ferma!?!
Le anche si dimenavano, contorcendosi sotto di lui.
Lui rise sommessamente.
Infilò le dita sotto il sottile strato di pizzo e le mosse in piccoli cerchi proprio… lì.
Chiuse un attimo gli occhi, con il fiatone.
« Sei così bagnata… Dio, quanto ti voglio.»
Infilò un dito dentro di me, facendomi gridare. Mi avvolse il clitoride, e urlai di nuovo. Continuava a spingere dentro, sempre più forte.
Sentivo ancora che il nodo di piacere, nel ventre si intensificava quasi portandomi al limite.
Ansimai estasiata ma lui staccò le dita facendomi gridare di piacere e disperazione.
Lui si staccò e guardandomi negli occhi si slacciò il laccio dei pantaloni della tuta.
Oh…
Se li abbassò lentamente, sempre guardandomi negli occhi. Lo aiutai avvolgendogli le gambe in vita, facendogli scivolare via i pantaloni.
Lui per ricambiare mi strappò gli slip e poi si tolse i boxer, liberando la sua erezione.
Wow…
Si insinuò tra le mie gambe, divaricandole sempre di più.
Si chinò, prendendomi la testa tra le mani, gli occhi fissi nei miei, lo sguardo rovente.
« Sei sicura? » mi sussurrò per l'ultima volta lui, con dolcezza.
« Sí… » la mia era una supplica.
Lui mi scrutò ancora dentro e alla fine con un bacio mi entrò dentro con una spinta.
«Aah!» gridai ma non sapevo bene se per il dolore o per il piacere.
Si immobilizzò, guardandomi con occhi luccicanti di trionfo.
Gli addominali contratti, le braccia in tensione per sostenerti su di me.
Immaginai come dovevo essere io invece… vestita solo con il trucco e la rosa tra i capelli biondo grano.
« Ora sei mia Angelo. Sei mia… » mi sussurrò sfiorandomi il lobo dell'orecchio.
Si appoggiò ai gomiti per farmi sentire che mi teneva imprigionata.
All’inizio scivolava lentamente dentro e fuori per farmi abituare alla sensazione ma poi accelerò.
Gemetti, e lui continuò a spingere, guadagnando velocità, un ritmo spietato e irrefrenabile.
Mi afferrò la testa e mi baciò con violenza, con un bisogno infinito.
Si spostò leggermente, e sentii qualcosa montare dentro di me, come prima. Iniziai a irrigidirmi, mentre lui continuava a spingere. Il mio corpo fremette il nodo si intensifico diffondendosi in tutto il corpo.
I miei pensieri si sgretolarono…
C’è solo una sensazione… solo lui… solo io…
Mi tesi fino al limite fino a che non resistetti più, i muscoli si rilassarono di colpo mentre esplodevo sotto il suo peso. Quando venne, lui urlò il mio nome e spinse sempre più forte, e infine si fermò, mentre si svuotava dentro di me.
 Stavo ancora ansimando e cercavo di rallentare il respiro, il cuore martellava incessantemente nel petto.
Oddio… era stato… così… così… bello e intenso…
Assolutamente fantastico.
Lui facendosi leva con un gomito si sistemò di fianco a me, sdraiato d'un fianco.
Aveva ancora il fiato grosso, il petto si alzava e abbassava, la pelle, come la mia, era imperlata da un leggero strato di sudore.
Si sporse su di me e mi diede un bacio sulla fronte.
« Tutto a posto Angelo? » mi chiese lui.
Mi stiracchiai e una lieve fitta di piacere mi attraversò ancora.
Oh sì che stavo bene… !
Ancora tremavo!
« Sí… » mormorai sorridendogli.
Solo che ora ero stanchissima…
Involontariamente sbadigliai strappandogli un sorriso.
« Vieni qui… » mi disse e io mi rifugiai fra le sue braccia, appoggiando la guancia al suo letto liscio.
Lo abbracciai e mi accoccolai su di lui.
Non parlammo per un po'…
Io tenevo gli occhi chiusi, sentendo i battiti del suo cuore contro la guancia e l'orecchio.
Il riflesso dell'acqua sul soffitto mi cullava dolcemente.
« Allora tu dovresti il mio "Bad boy"… » mormorai.
« Mmh…? » fece lui, confuso.
Mi divincolai delle sue braccia e guardandolo negli occhi con una scintilla maliziosa negli occhi gli sussurrai: « Se io sono il tuo angelo… allora tu sarai il mio Bad Boy… »